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Il governo Meloni approva l’invio di armi all’Ucraina per tutto il 2023

Nella serata di ieri, 2 dicembre, il Consiglio dei ministri ha approvato [1] all’unanimità il cosiddetto “decreto NATO”, che proroga fino al 31 dicembre 2023 l’invio di “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” in Ucraina. Il decreto va a prendere il posto di quello che era stato approvato dal governo Draghi (che era in scadenza) ricalcandone i contenuti, inclusi quelli più controversi: il Parlamento sarà informato attraverso il Copasir ma, una volta convertito il decreto, non dovrà più votare nuovi invii di armi; ci saranno passaggi parlamentari, ma si tratterà di liturgie vuote data l’assenza di voto. L’approvazione del decreto Nato è stata rapidissima, in un CDM di nemmeno due ore che conteneva ben 11 ordini del giorno, segno che all’interno della maggioranza di centro-destra tutti i partiti sono stati d’accordo senza sollevare particolari obiezioni.

L’approvazione del decreto arriva alla vigilia del sesto pacchetto di armi a Kiev, che potrebbe essere inviato tra la fine dell’anno corrente e l’inizio del prossimo. Il governo Zelensky ha chiesto di essere rifornito di missili terra-aria per proteggersi dalle incursioni aeree russe e, a quanto si apprende, sarà proprio il sistema missilistico “Aspide” ad assere al centro del prossimo pacchetto di aiuti: si tratta di missili terra-aria a corta portata contro la minaccia aerea condotta alle basse e bassissime quote. I missili sono depositati negli hangar di Rivolto (Udine) e l’Italia dovrebbe occuparsi di aggiornarli prima di inviarli in dono a Kiev.

Il decreto ora dovrà essere votato dal Parlamento prima di diventare operativo. Qui le opposizioni di M5S e Sinistra Italiana/Verdi hanno annunciato la battaglia per ottenere due modifiche rispetto al precedente decreto draghi: che ogni pacchetto di aiuti venga sottoposto al voto parlamentare e che sia eliminato il segreto sulle forniture militari inviate.