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La TAV per le merci è un business che non esiste: l’unica linea italiana chiude per inutilizzo

Il treno merci ad alta velocità di Mercitalia, azienda parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ha effettuato [1] la sua ultima corsa. Dopo aver iniziato il suo servizio con due treni al giorno nel 2018 sulla tratta tra Marcianise (in provincia di Caserta) e Bologna Interporto, l’ETR.500 M01 ha percorso per l’ultima volta il tragitto nella notte tra il 18 e il 19 novembre, per essere poi dismesso in quanto i costi di manutenzione risultavano troppo onerosi a fronte della domanda per questo tipo di servizio. La notizia è stata commentata dai No TAV come il segno dell’inutilità di queste opere, che richiedono un enorme dispendio di risorse, oltre che la devastazione del territorio, ma non risultano necessarie.

Il collegamento ad alta velocità tra Marcianise e Bologna Interporto era stato pensato [2] con l’idea di trasportare ad alta velocità merci di vario tipo per conto di corrieri espresso, operatori logistici, produttori e distributori, al fine di togliere dall’Autostrada A1 all’incirca 9 mila camion ogni anno, riducendo così dell’80% l’emissione di anidride carbonica rispetto al trasporto stradale. Il mezzo avrebbe potuto viaggiare ad una velocità fino a 300 km/h, ma si era scelto di farlo andare a 250 per limitare l’usura del materiale rotabile.

«L’inesistente domanda di trasporto non giustifica i costi di manutenzione» sottolinea [3] il gruppo No TAV sulle proprie pagine. «Le merci, quelle vere, viaggiano su pesanti carri ferroviari omologati per 100-120 km/h al massimo. Il loro passaggio sulla linea è completamente incompatibile con il servizio a 250-300 km/h dei treni Frecciarossa o simili. Le sollecitazioni sui binari costringerebbero a costosissimi e frequenti interventi di manutenzione. Ecco perché non avete mai visto un treno di carri di lamiera sulla Torino-Milano AV». Ciononostante, «il progetto del TAV Torino-Lione a Rivalta prevede proprio una linea mista ovvero con i Frecciarossa insieme a pesanti treni merci» denunciano gli attivisti.

[di Valeria Casolaro]