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Bologna, Università occupata e manifestazioni contro il caro affitti

L’ultimo spazio occupato, nella serata di ieri, è l’aula Attilio Roveri, al piano terra degli edifici universitari di via Zamboni: così a Bologna gli studenti proseguono con una serie di proteste, dopo lo sgombero [1] della palazzina in via Oberdan 16 di giovedì scorso. Gli studenti avevano dichiarato di aver occupato lo stabile data l’impossibilità di trovare stanze in affitto in città, per via dei prezzi troppo elevati o delle numerosissime richieste. Dopo gli sgomberi messi in atto dalla polizia, ha preso il via una serie di iniziative di protesta, tra cortei e occupazioni, con le quali i membri dei collettivi chiamano in causa le responsabilità dell’amministrazione comunale e del rettorato e rivendicano il proprio diritto a una “vita bella”.

“Insorgiamo per una vita bella” è infatti uno degli slogan dei membri del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna, che protestano da giovedì 17 novembre, quando i giovani che occupavano dal 26 ottobre scorso la palazzina di via Oberdan erano stati sgomberati dalle forze dell’ordine. Nel corso dell’operazione vi erano anche stati alcuni scontri, dopo che gli studenti avevano cercato di superare il cordone di agenti in tenuta antisommossa per “raggiungere un contatto visivo” con alcune compagne che si erano asserragliate sul tetto. «Non abbiamo un posto dove andare a dormire» avevano dichiarato [2] alcuni dei ragazzi che si trovavano nella palazzina, «a Bologna i prezzi delle case in affitto sono folli». Anche quando si trovano stanze «a prezzi ragionevoli», denunciano, il numero di richieste è talmente alto da rendere impossibile accedere alle stanze.

Dopo lo sgombero, gli studenti hanno organizzato un corteo di protesta dirigendosi [3] verso via Zamboni 38, sede della facoltà di Lettere, per annunciare un’occupazione “a oltranza” e chiedere un incontro con il rettore, che non vi è mai stato. Nel corso del corteo alcuni membri del collettivo OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa) hanno lanciato della vernice rossa sull’insegna della sede di Confindustria Bologna, in via san Domenico.

All’iniziativa è seguito un corteo nella mattina di venerdì 18 novembre e l’occupazione, nella giornata di sabato 19, della palazzina [4] in via Stalingrado 31. Si tratta della vecchia sede di un grande magazzino, ormai vuota dal 2011 e che era già stata occupata nel 2015. Gli studenti dichiarano di voler utilizzare le occupazioni come strumento per denunciare l'”ipocrisia” dell’amministrazione bolognese. La principale richiesta è che Comune e Università si adoperino per trovare una soluzione all’emergenza abitativa, chiedendo che l’università si faccia “garante degli affitti concordati”, che sia elaborato un “protocollo d’intesa per la destinazione di parte degli immobili all’emergenza abitativa”,  che “l’Università di Bologna cessi immediatamente la svendita di immobili pubblici e che sia pubblica una mappatura degli immobili non utilizzati” affinché vengano riutilizzati per fornire una casa a chi ne è sprovvisto.

[di Valeria Casolaro]

Foto di copertina di Michele Lapini