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Governo: il Ministero del Mare e del Sud è durato appena 20 giorni

Il Ministero per le Politiche del mare e per il Sud è durato appena venti giorni. Durante il Consiglio dei Ministri del 10 novembre scorso, il governo Meloni ha infatti deciso di riassegnare funzioni e incarichi degli uffici senza portafoglio, trasferendo le competenze sul Mezzogiorno dal ministero di Nello Musumeci a quello di Raffaele Fitto. L’ex forzista, passato a Fratelli d’Italia nel 2019, guiderà così un dicastero potenziato, relativo agli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e PNRR. Musumeci, che aveva appoggiato la scelta iniziale di dividere le competenze sui fondi europei da quelle per il Mezzogiorno, sarà invece a capo del Ministero per la Protezione civile e le Politiche del mare, non con pochi dubbi.

Nel 2019, Giorgia Meloni ha presentato alla Camera un disegno di legge relativo all’istituzione del Ministero del mare. L’idea era semplice e consisteva nel trasferire dai vari dicasteri alcune competenze, come quelle sulle infrastrutture portuali, il turismo e la pesca. A distanza di 3 anni, la leader di Fratelli d’Italia ha rigettato la sua stessa ipotesi, lasciando la delega sui porti al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile o quella sulla pesca nelle mani del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e forestale, guidato dal cognato Francesco Lollobrigida. Trattamento analogo anche per il dicastero del Turismo, che in continuità con l’esecutivo precedente avrebbe dovuto giocare una partita importante – quella delle concessioni balneari –, annullata però dal conflitto d’interesse di Daniela Santanché, guida del ministero nonché socia di Flavio Briatore del Twiga, locale di lusso e stabilimento balneare a Forte dei Marmi.

Con ogni probabilità toccherà dunque a Nello Musumeci l’applicazione definitiva della direttiva [1] Bolkestein, misura europea non proprio gradita all’ex presidente della Regione Siciliana (così come a Giorgia Meloni). Nelle ore precedenti al cambio di competenze, Musumeci aveva rilanciato il suo programma per il Sud, caratterizzato da un confronto costante con le regioni meridionali. Dopo la nascita dell’esecutivo, il senatore di Fratelli d’Italia aveva appoggiato la scelta di dividere la gestione dei fondi europei e di quelli destinati al Mezzogiorno, sostenendo che il Ministero per il Sud avrebbe avuto un ruolo «programmatico», a differenza di quello «gestionale» del ministero delle Politiche di coesione. Nonostante ciò, il governo ha cambiato idea e ha deciso per l’accorpamento, con il rischio non remoto di ostacolare i tempi di realizzazione delle misure, ingabbiandole nell’ingolfata macchina della burocrazia italiana.

[di Salvatore Toscano]