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Epica e business: i mondiali di League of Legends raccontano il presente degli e-sport

Pochi giorni fa si sono tenute le finali dell’evento di e-sport più importante al mondo, i mondiali di League of Legends. Abbreviato in LoL, League of Legends è uno dei videogiochi online più popolari e consiste nel raccogliere strategicamente oro e oggetti, superare l’avversario e demolire gli obiettivi finché una squadra non riesce a distruggere la base dell’altra. Da quando è stato pubblicato nel 2009 ad oggi conta più di 150 milioni di persone registrate, di cui oltre 117 milioni giocano ogni mese e 10-11 milioni sono attivi quotidianamente. Di questi, solo una piccolissima percentuale ha fatto di LoL una professione ma chi c’è riuscito arriva a guadagnare, grazie agli sponsor e soprattutto in caso di importanti vittorie, cifre a sei zeri. Per quanto riguarda i giocatori su scala globale, League of Legends li divide in aree geografiche: [1] 55 milioni provengono dall’Europa, 28 dagli USA, 75 dalla Cina, fino ad avere uno stacco di 20 milioni provenienti dalla Corea del Sud, in percentuale il maggior numero di giocatori al mondo, che già in passato sono riusciti a portare a casa la coppa mondiale, detenendo il record di 7 vittorie totali.

I mondiali hanno mantenuto gli standard del videogioco, per visualizzazioni e valore, toccando numeri da capogiro. Svolto in più round, il torneo è iniziato il 29 settembre e si è concluso all’alba (orario italiano) della scorsa domenica. In totale solo la serata finale ha registrato, secondo il servizio di monitoraggio e analisi Esports Charts [2], 5.031.323 visualizzazioni in streaming, senza contare le piattaforme cinesi. Il giro di sponsor, poi, ha raggiunto cifre da milioni di dollari, attraverso il coinvolgimento di big come Nike, Mercedes-Benz, Red Bull, e Spotify.

Come anticipato, League of Legends è giocato a livello globale, ma quest’anno le finali hanno visto come protagonista un solo Paese e il suo conseguente modo di narrare la competizione: la Corea del Sud. Due squadre del piccolo Stato asiatico si sono contese un montepremi di ben 2.225.000 dollari [3]in un testa a testa serratissimo. La prevalenza della presenza della Corea del Sud ai mondiali ha riguardato anche lo storytelling dell’evento: il torneo è stato narrato come un k-drama, un formato di serial televisivo tipicamente sudcoreano che tratta, per la maggioranza dei casi, temi drammatici, romantico-sentimentali o scolastici. Uno stile decisamente inaspettato, se si pensa che i mondiali si sono svolti a San Francisco, negli Stati Uniti, con uno show sorprendente per stile e richiami molto simile al Super Bowl, la finale del campionato della lega professionistica statunitense di football americano, e ancora con commentatori enfatici e con la sigla e le performance a cura di Lil Nas, rapper e cantante statunitense. Il palcoscenico dei mondiali di LoL è stato forse la prima occasione in cui questi due mondi sono stati rappresentati insieme così da vicino, dialogando tra loro, addirittura alternando la lingua ufficiale e narrante, l’inglese americano, con quella propria delle storie dei protagonisti della finale, ovvero il sudcoreano. In quest’ottica non stupiscono i video di presentazione delle due squadre, raccontate come nemiche ed antagoniste, con la sottolineatura di due eroi in lotta tra loro per la vittoria; Faker, ex campione mondiale e giocatore di LoL da più di 10 anni, e Deft, che aveva conosciuto lo sfidante nei corridoi di scuola attraverso la sua fama, lo ammirava da tanto, e non immaginava di poter arrivare un giorno ad affrontarlo.

Un intreccio simile è senza dubbio avvincente, ma forse mai in altre competizioni sportive si era arrivati a descrivere in maniera così personale un round di un torneo mondiale. E anche il finale è da favola. Contro ogni pronostico, infatti, al campionato di League of Legends, la squadra sudcoreana capitanata da Deft, chiamata DRX, ha ottenuto una vittoria a sorpresa contro il team di Faker T1, tre volte vincitore del torneo mondiale. In sede, i commentatori hanno descritto la vittoria del team DRX, che da tutti era stato dato per sfavorito, come il risultato di “una corsa miracolosa”. A fine partita, i giocatori di entrambe le squadre, vincitori e vinti, piangevano. Chi per felicità, chi per disperazione. “Per un momento, il mondo esterno non è stato reale, e questo era tutto ciò che contava” ha commentato Shannon Liao, giornalista del Washington Post presente alle finali. [4] “Tutti gridavano a gran voce, in inglese, cinese mandarino, portoghese e altro ancora. Le persone si sono trattenute ai loro posti, alzandosi in piedi per vedere i vincitori e i perdenti inchinarsi sul palco. Questi erano i Mondiali, al massimo del loro fascino”.

[di Sara Tonini]