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Il nuovo Twitter allarma le élite, Pfizer guida le “sanzioni” contro Musk

Dopo le lunghe e complesse trattative per l’acquisizione di Twitter, il magnate americano Elon Musk ha finalizzato il contratto di acquisto della società lo scorso 28 ottobre per un valore di 44 miliardi di dollari. Tuttavia, il passaggio di proprietà del noto social nelle mani dell’eccentrico milionario – che ha affermato di voler difendere e garantire la libertà di parola sulla piattaforma – ha suscitato grande agitazione nel cosiddetto mondo liberal e da parte degli inserzionisti, tra cui le grandi aziende multinazionali, comprese quelle del farmaco come la Pfizer, che hanno sospeso le pubblicità sulla piattaforma. In seguito al perfezionamento del contratto di acquisto e al licenziamento di una buona parte di dipendenti, operanti soprattutto nell’ambito della moderazione dei contenuti, lo stesso presidente americano Joe Biden è intervenuto criticando aspramente il social e il suo nuovo proprietario e asserendo che si tratta di «un’organizzazione che sputa bugie in tutto il mondo». Pochi giorni dopo le esternazioni di Biden, addirittura l’Onu ha scritto una lettera aperta a Musk per chiedergli di garantire il rispetto dei diritti umani e di vigilare sulla “disinformazione”.

Il dibattito sulla gestione dei contenuti di Twitter è controverso e vede contrapporsi coloro che reputano giusto e necessario imporre una qualche forma di censura per combattere le notizie false e la propaganda e chi, al contrario, ritiene che sia proprio l’amministrazione dello stesso social ad applicare forme di propaganda e a veicolare determinati contenuti piuttosto che altri in linea con precise correnti politiche e ideologiche dominanti, individuando nel social una sorta di cassa di risonanza del pensiero mainstream di ispirazione liberal-globalista. Il noto imprenditore americano pare avere abbracciato la seconda posizione, in quanto ha affermato più volte che il social limita la libertà d’espressione, censurando i contenuti scomodi e fomentando l’odio tra gli utenti, anche attraverso i cosiddetti bot, algoritmi programmati con contenuti prefabbricati. Non stupisce, dunque, che a contratto firmato, Musk abbia twittato «l’uccellino è stato liberato».

L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, nella lettera aperta a Musk si è premurato di sottolineare [1] che «la libertà di parola non è un lasciapassare: la diffusione virale di disinformazione dannosa, come quella osservata durante la pandemia di Covid-19 in relazione ai vaccini, provoca danni nel mondo reale. Twitter ha la responsabilità di evitare di amplificare i contenuti che danneggiano i diritti di altre persone». L’Alto Commissario ha insistito particolarmente sul rispetto dei diritti umani, scrivendo che «come tutte le aziende, Twitter deve comprendere i danni associati alla sua piattaforma e adottare misure per affrontarli. Il rispetto dei nostri diritti umani condivisi dovrebbe stabilire le barriere per l’uso e l’evoluzione della piattaforma. In breve, vi esorto a garantire che i diritti umani siano centrali nella gestione di Twitter sotto la vostra guida».

Allo stesso modo, il social nel 2021 ha censurato e sospeso in via definitiva dalla piattaforma l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump: un provvedimento senza precedenti che dimostra la palese discesa in campo politico delle compagnie private. Al riguardo, Politico ha riferito [2] che da quando Musk è diventato proprietario di Twitter, molti politici del partito democratico sono preoccupati «per potenziali modifiche alle politiche di moderazione dei contenuti dell’app e per un aumento della diffusione della disinformazione in vista delle elezioni di midterm di martedì». La parola chiave delle critiche è, dunque, “disinformazione”: tuttavia, è difficile distinguere quando si tratti realmente di disinformazione e quando quest’ultima diventa un pretesto per stigmatizzare i fatti e le opinioni non gradite alla vulgata liberale, di cui la precedente amministrazione del social era una riconosciuta e indiscussa portabandiera.

Secondo [3] il Wall Street Journal, dopo che Musk è subentrato nella direzione della società, molti inserzionisti avrebbero deciso di sospendere le proprie pubblicità sulla piattaforma, preoccupati per un possibile ridimensionamento nella moderazione dei contenuti. Tra questi spiccano Audi, General Mills e la multinazionale farmaceutica Pfizer. Quest’ultima in particolare sarebbe preoccupata dalla possibilità che con la nuova gestione del social possano circolare liberamente articoli e studi che mettono in discussione l’efficacia e la sicurezza dei vaccini anti Covid da lei prodotti. Nelle ultime settimane, lo stesso Musk ha sottolineato un grosso calo delle entrate, imputandone la responsabilità agli «attivisti che fanno pressione sugli inserzionisti, anche se nulla è cambiato con la moderazione dei contenuti», in quanto – sempre a detta dell’imprenditore – «stanno cercando di distruggere la libertà di parola in America». Musk ha provato [4] quindi a rassicurare le aziende sul fatto che Twitter non diventerà un «paesaggio infernale» e che sarà «caldo e accogliente per tutti», promettendo anche di istituire un «consiglio di moderazione dei contenuti» che presumibilmente definirà gli standard per la sorveglianza del sito. Dichiarazioni che, tuttavia, non sono bastate a placare gli allarmi del mondo dem e le critiche per il licenziamento dei dipendenti, una parte dei quali sono stati recentemente reintegrati come si apprende da un articolo [5] di Bloomberg.

Intanto, il numero uno di Tesla ha definito nuove regole per l’utilizzo trasparente del social: ha annunciato una stretta sugli account falsi e sui furti d’identità, oltre ad avere introdotto il pagamento di otto dollari per avere un account verificato. Ha annunciato anche che d’ora in poi «tutti gli utenti coinvolti in rappresentazioni senza specificare apertamente la “parodia” saranno sospesi in modo permanente». Secondo Musk, ciò «renderà più democratico il giornalismo e darà più potere alla voce della gente». Infine, il milionario americano ha scritto che «Twitter deve diventare di gran lunga la più accurata fonte di informazioni sul mondo. Questa è la nostra missione». Affermazioni che certamente non basteranno a smorzare il malcontento e le preoccupazioni tra le fila dei democratici americani.

[di Giorgia Audiello]