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Il Messico restituisce 29 mila ettari di terra agli indigeni

Una piccola parte delle terre originariamente appartenenti agli Yaqui, nativi americani residenti nel territorio tra gli Stati di Sonora (Messico settentrionale) e Arizona (Sud degli Stati Uniti) sarà loro restituita. Il decreto attraverso il quale il Governo dà indietro parte delle terre espropriate ai nativi è stato firmato [1] dal presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador (ALMO) domenica 30 ottobre nella comunità di Belem, Comune di Guaymas, che si trova nello Stato di Sonora. Si tratta di 29.241 ettari compresi all’interno dei territori Yaqui nello specifico tra La Noria del Sahuaral e El Picacho de Mosobanco.

La firma di AMLO ricorda simbolicamente il tentativo di uno dei suoi predecessori, Lázaro Cárdenas (1934-1940) che cercò di cedere ben 491.649 ettari agli Yaquis. Una risoluzione presidenziale che non fu mai del tutto seguita e, ha promesso lo stesso AMLO, questa volta scelte in nome della giustizia per i popoli indigeni non diverranno fumo. Lo storico decreto è interno al Piano di giustizia per il popolo Yaqui [2], attuato lo scorso anno e che promuove lo sviluppo attraverso un approccio territoriale, migliorando il benessere dei residenti. Le manovre attuate dal Governo rappresentano un passo avanti di vitale importanza in un Paese identificato [3] come il luogo più mortale al mondo per gli attivisti dell’ambiente e della difesa del territorio che molte volte sono gli stessi discendenti delle popolazioni native.

Il rapporto dello scorso anno del gruppo non governativo Global Witness ha denunciato come ben 54 attivisti nel Paese siano stati uccisi solo nel 2021 e nello stesso periodo, gli indigeni Yaqui del nord del Messico hanno visto il loro leader per la battaglia in nome della difesa dell’acqua Tomás Rojo, assassinato. In un momento tanto buio per gli Yaqui, nella comunità di Vícam, Sonora, il Presidente Andrés Manuel López Obrador si era scusato pubblicamente [4] con i popoli nativi per i crimini e le violenze commessi in secoli di soprusi annunciando l’attuazione ufficiale del Piano di giustizia per il popolo Yaqui.

Fonte: Governo del Messico

Anche la scorsa domenica AMLO ha ricordato le stragi passate perché «Le espropriazioni, le sofferenze e i massacri subiti dai popoli indigeni durante la dittatura di Porfirio Díaz, in particolare dagli Yaqui, vittime di una guerra di sterminio, non vanno mai dimenticati». Non solo parole, perché il Plan de Justicia para el Pueblo Yaqui non è rimasto teorico, come dimostrano le ultime azioni del governo federale. La firma rappresenta finalmente anche vicinanza umana dopo anni di violenze, esportazioni, soprusi e massacri volti a cancellare l’identità e la storia di interi popoli. Scelta che dà nuova dignità a chi avrebbe ogni diritto di risiedere e decidere le sorti della propria terra e che possiede una connessione con la natura [5] ben più rispettosa, sostenibile ed ecologica di quanto non abbiano mai fatto gli invasori. Un barlume di speranza che onora la memoria del troppi indigeni morti combattendo in nome della libertà.

[di Francesca Naima]