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Recensioni indipendenti: Vivere Senza Petrolio, l’esperienza di Cuba (documentario)

Breve documentario di 53 minuti disponibile su YouTube [1]. Realizzato nel 2009, scritto e prodotto da Meghan Quinn Bachmann e Eugene “Pat” Murphy e diretto da Faith Morgan, membri dell’Arthur Morgan Institute for Community Solutions, un’organizzazione no-profit fondata nel 1940, che promuove il vivere in piccole comunità, condividendo valori quali la cooperazione, la sostenibilità e l’utilizzo di energie alternative. L’istituto fornisce supporto teorico e pratico per intraprendere stili di vita a basso consumo energetico focalizzandosi principalmente sulla riduzione delle emissioni di CO2 nelle abitazioni, nella produzione dei cibi e nei trasporti. Un documentario illuminante e prezioso che racconta con semplicità la straordinaria forza di volontà e la costanza del popolo cubano che, pesantemente colpito dall’enorme crisi energetica iniziata nel 1990 che fece crollare il PIL di Cuba dell’85% e il consumo del petrolio del 50%, si è trovato a fronteggiare la mancanza delle risorse petrolifere. Il periodo trasformò totalmente la società e tutto il sistema produttivo cubano rendendo necessaria l’introduzione dell’agricoltura biologica, la diminuzione dell’uso delle automobili e una radicale revisione dell’industria, della salute e delle abitudini alimentari a livello nazionale ma rischiando anche di creare una grande carestia e preoccupanti problematiche sociali in parte scongiurate grazie alla collaborazione, il risparmio, il riciclo, la conservazione e un potente spirito di comunità.

Il primo e più importante problema da risolvere durante la crisi, denominati “periodo speciale en tiempos de paz” (periodo speciale in tempo di pace) è stato quello del cibo. In poche settimane si è dovuto rapidamente sperimentare ed escogitare sistemi diversi da quelli industriali per coltivare e conservare il cibo. Una delle iniziative partite dal basso e poi “istituzionalizzate” è stata quella delle fattorie urbane le “granjas urbanas”, orti collettivi in aree urbane, parchi e spazi pubblici, trasformati in zone coltivate prodigiose fonti di cibo. Anche  tetti e balconi, come ogni altro luogo dove si potesse seminare, si trasformarono in orti. Attualmente gli “organoponici” e le “granjas urbanas” sono sostenuti da una rete di tecnici e agronomi cubani che collaborano con le università e insegnano ai cittadini a coltivare in modo efficiente, senza petrolio e suoi derivati.

Cuba ha ridotto al minimo i consumi energetici, eliminando molti sprechi tipici del nostro tempo, rinunciando ad alcune futili comodità ma con un risultato inaspettato, fornendoci un esempio tangibile di come sia possibile ridurre il consumo e l’utilizzo energetico ritornando a un ritmo di vita e di lavoro nel rispetto dei cicli naturali per arrivare alla creazione di piccole fattorie biologiche, giardini urbani e fabbriche a minor impatto energetico. Oggi la produzione di cibo è al 90% dei livelli pre-crisi, ma il consumo di energia è molto al di sotto dei livelli precedenti. Eliminando l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi, macchinari che necessitano l’uso di benzina e sistemi di allevamenti industriali e intensivi, utilizzando gli animali più come forza lavoro nei campi che per la macellazione, si crea una sostenibilità sempre più attiva a beneficio delle persone che oggi mangiano molta più frutta e verdura, in molti casi coltivandola da soli o negli orti collettivi e riducendo l’inquinamento, migliorando la qualità del cibo e di conseguenza la salute e lo stile di vita. Un film importante che invita a cambiare mentalità in vista di un futuro di crisi energetica forse non troppo lontano. La storia di un successo popolare che può condurre alla conquista di un più alto grado di civiltà, diffondendo un po’ di fiducia nelle qualità del genere umano.

[di Federico Mels Colloredo]