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Commissione d’inchiesta ONU: l’occupazione israeliana della Palestina è illegale

Un rapporto di una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite diffuso il 20 ottobre ha definito “illegale” l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi, per via “della sua permanenza e delle azioni intraprese da Israele per annettere parti del territorio”. Il controllo permanente esercitato sulla Cisgiordania e l’annessione delle terre rivendicate dai palestinesi a Gerusalemme e in Cisgiordania, oltre alle terre siriane nel Golan, configurerebbero quindi, a detta dei commissari, una violazione da parte di Israele del diritto internazionale. Il rapporto verrà presentato il 27 ottobre prossimo all’Assemblea Generale dell’ONU.

La commissione, composta da Navanethem Pillay (Sudafrica), Miloon Kothari (India) e Christopher Sidoti (Australia), è stata istituita nel maggio 2021 quando, a seguito di una sessione speciale del Consiglio per i diritti umani riguardante la “grave situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi, inclusa Gerusalemme est”, è stata adottata la risoluzione Garantire il rispetto del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est, e in Israele. In base a tale risoluzione, la commissione è stata incaricata di indagare “tutte le presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e gli abusi della legge internazionale sui diritti umani” e “tutte le cause profonde delle tensioni ricorrenti, dell’instabilità e del protrarsi del conflitto, incluse le discriminazioni sistematiche e la repressione basata sull’identità nazionale, etnica, razziale o religiosa”.

Nel rapporto [1], in particolare, si legge come “la Commissione ha rilevato che vi siano motivazioni ragionevoli per concludere che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi sia ora illegale secondo l’attuale legge internazionale a causa della sua permanenza e delle azioni intraprese da Israele per annettere parti del territorio de facto e de iure. Le azioni di Israele volte a causare fatti irreversibili sul terreno e a espandere il suo controllo sul territorio sono riflessi e motori della sua occupazione permanente”. Inoltre, “continuando ad occupare il territorio con la forza, Israele incorre in responsabilità internazionali provenienti da una continua violazione degli obblighi internazionali, e si rende responsabile per qualsiasi violazione dei diritti delle persone palestinesi”. L’annessione de facto di Israele include “l’espropriazione delle terre e delle risorse naturali, la creazione di insediamenti e avamposti, il mantenimento di un regime di pianificazione e costruzione restrittivo e discriminatorio per i palestinesi e l’estensione della legge israeliana in modo extraterritoriale ai coloni israeliani della Cisgiordania”. La Commissione ha così confermato che l’occupazione delinea “gravi violazioni ed abusi dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale”, mettendo in campo “una serie di politiche […] che hanno influito negativamente su tutti i settori della vita palestinese”, tra le quali “sgomberi, deportazioni e trasferimenti forzati di palestinesi all’interno della Cisgiordania, espropriazione, saccheggio e sfruttamento della terra e delle risorse naturali vitali, restrizioni alla circolazione e il mantenimento di un ambiente coercitivo con l’obiettivo di frammentare la società palestinese, incoraggiare l’allontanamento dei palestinesi da alcune aree e garantire che essi non siano in grado di soddisfare il loro diritto all’autodeterminazione“. Di conseguenza, il governo di Israele dovrebbe “porre immediatamente fine ai 55 anni di occupazione dei Territori palestinesi e siriani” e rispettare “il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e al suo diritto di utilizzare liberamente le risorse naturali”.

Il premier israeliano Yair Lapid ha reagito [2] al rapporto definendolo “scritto da antisemiti” oltre che “parziale, falso che istiga e palesemente sbilanciato”. Intanto, mentre veniva reso pubblico il report, 65 organizzazioni palestinesi e internazionali hanno siglato una lettera indirizzata al nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Voler Türk per domandargli di trattare come prioritaria la situazione dei diritti umani in Palestina. “Al popolo palestinese [è stato] negato il diritto all’autodeterminazione, e ha sopportato oltre sette decenni di colonialismo e Apartheid da parte di Israele e 55 anni di occupazione bellicosa” hanno scritto [3] i firmatari nella lettera, che sottolineano come “per troppo tempo la questione della Palestina è stata trattata come un’eccezione all’attuazione del diritto internazionale”.

[di Valeria Casolaro]