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Vaccini mai testati sulla trasmissione: l’ammissione di Pfizer sbugiarda media e autorità

Lunedì, al Parlamento europeo, si è svolta l’audizione di Janine Small, presidente della sezione della Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali. Al suo posto ci sarebbe dovuto essere Albert Bourla [1], amministratore delegato della casa farmaceutica, per rispondere a domande scomode riguardo alle modalità di stipulazione dei contratti e per chiarire la questione sui messaggi privati che si era scambiato con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. 

Nonostante la defezione di Bourla e l’irritazione di Kathleen Van Brempt [2], presidente della Commissione, non è mancato un colpo di scena. Rob Roos [3], eurodeputato olandese del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, ha rivolto alla Small una domanda secca, prendendola in contropiede. «Il vaccino Pfizer Covid è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse nel mercato?». Small ha risposto con un sorriso beffardo: «Mi chiede se sapevamo che il vaccino interrompesse o no la trasmissione prima di immetterlo sul mercato? Ma no. Sa, dovevamo davvero muoverci alla velocità della scienza». 

La dichiarazione della dirigente di Pfizer è diventata virale, in verità più sui social che non sui media mainstream, che alla notizia hanno dedicato poca o nulla attenzione, se non con goffi tentativi di debunking come nel caso del giornale Open.

L’ammissione di Small sgretola definitivamente le basi scientifiche sulle quali si poggiavano i Decreti Legge sull’introduzione del green pass e dell’obbligo vaccinale. Ha inoltre dimostrato come fosse infondato il paternalismo con cui si è inculcato nei cittadini un presunto dovere civico a vaccinarsi per non far ammalare le altre persone (Licia Ronzulli [4]: «Chi non si vaccina è un irresponsabile, egoista e opportunista»). 

Ora è definitivamente certificato che la dichiarazione del luglio 2021 [5] fatta da Mario Draghi [6] a supporto dell’introduzione del green pass come «garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose» era una bufala. Ancora il 15 dicembre 2021 [7] a Montecitorio, Draghi [8] ribadiva il concetto, invitando a sottoporsi alla terza dose: «Vaccinarsi è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità. Ed è essenziale per continuare a tenere aperta l’economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora». 

Come accennato, inutile il tentativo di debunking di Open [9], per cui “I vaccini non prevengono il contagio, bensì le forme gravi di Covid”. La narrazione mainstream, volta a convertire l’opinione pubblica sulla strada per gli hub vaccinali, si è per mesi assestata sul mantra che l’efficacia del vaccino fosse quasi totale e che il siero bloccasse la trasmissione del contagio, modificandosi solo alla prova dei fatti nei mesi successivi

Nel novembre 2020 era stata proprio Pfizer [10] a dichiarare che i primi dati mostravano che il suo vaccino sperimentale aveva un’efficacia di oltre il 90% nel prevenire il Covid-19. «Questo è un momento storico», aveva commentato detto in un’intervista Kathrin Jansen [11], vicepresidente senior e capo della ricerca e sviluppo sui vaccini presso Pfizer. Secondo Ugur Sahin [12], co-fondatore di BioNTech, «il vaccino potrebbe impedire a oltre il 90% delle persone di contrarre il Covid-19». La notizia era stata commentata con entusiasmo da Joe Biden [13], Anthony Fauci [11] e Rochelle Walensky [14], direttrice del CDC, secondo cui i vaccini anti-Covid «riducono il rischio di infezione del 91% per le persone completamente vaccinate».  

L’idea che il vaccino bloccasse il contagio è stata promossa dalla politica che su questo falso pilastro ha costruito un sistema di misure draconiane. Su queste false premesse scientifiche si è poi indotta la criminalizzazione dei non vaccinati (Pierpaolo Sileri [15]: «Renderemo difficile la vita ai no vax, sono pericolosi»; Giuliano Cazzola [16]: «Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo»; Matteo Bassetti [17]: «Vanno trattati come tali, sono un movimento sovversivo, sono dei terroristi») e la patologizzazione del dissenso (Umberto Galimberti [18]: « I no vax sono pazzi e vanno curati»). Ai renitenti all’inoculazione sono state così addossate tutte le colpe della società e si è auspicato persino di far loro pagare le cure in caso di ricovero ospedaliero [19].  

I media hanno alimentato questa spirale di violenza (ad esempio il direttore di Domani, Stefano Feltri [20]: «Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile»), invitando a stanare i dissidenti e ancorando nell’opinione pubblica l’idea che un non vaccinato fosse malato e un pericoloso untore. Ora, grazie all’ammissione di Janine Small, questo castello di menzogne sta definitivamente crollando.

[di Enrica Perucchietti]