Nella giornata di ieri migliaia di persone si sono riunite per formare una catena umana intorno al Parlamento di Londra e chiedere la liberazione di Julian Assange. L’appello era stato lanciato sulla pagina della campagna Don’t Extradite Assange [1] da Stella Morris, moglie del giornalista australiano, la quale ha partecipato insieme ai figli, che indossavano felpe con la scritta Free my dad. Nelle stesse ore, in segno di solidarietà [2] con l’iniziativa londinese, una catena umana a sostegno di Assange si è formata a Melbourne, città natale del giornalista, alla quale hanno partecipato anche il padre e il fratello del giornalista.
Tra gli oltre 5 mila che hanno preso parte alla manifestazione londinese si contavano anche personalità di rilievo tra i quali i membri del Parlamento John McDonnell e Jeremy Corbyn, quest’ultimo ex leader del partito Laburista, oltre all’attore Russel Brand. Tra i principali mezzi di informazione, tuttavia, solamente Reuters [3] ha dato spazio alla notizia della manifestazione. Assange si trova dal 2019 chiuso nella prigione londinese di Belmarsh e rischia l’estradizione negli Stati Uniti, dove sconterà una condanna a 175 anni di carcere per svariati reati, tra i quali quello di cospirazione e violazione della legge sullo spionaggio. Le accuse gli sono state rivolte dopo che il sito WikiLeaks, da lui fondato, ha reso pubblici alcuni documenti classificati che hanno messo in luce i crimini di guerra perpetrati dagli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq. Nel luglio [4] scorso gli avvocati difensori di Assange hanno presentato ricorso contro l’Alta Corte britannica contro la decisione di estradarlo.
[di Valeria Casolaro]