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“Posso consacrare armi, ma non amore vero”: don Mignani sospeso perché benedice i gay

Sospeso a divinis dal Ministero della Curia Vescovile di La Spezia il sacerdote don Giulio Mignani, per avere adottato posizioni non allineate al pensiero ecclesiastico tradizionale. Il parroco del piccolo comune ligure di Bonassola sapeva di rischiare la sanzione penale interna al diritto canonico cattolico, ma non ha mai abbandonato la propria battaglia a favore di diritti civili quali le unioni tra persone dello stesso sesso biologico, l’eutanasia e l’interruzione volontaria di gravidanza. Posizioni reputate «Non conformi al Magistero della Chiesa», come viene chiarito nel comunicato stampa diffuso lo scorso lunedì dalla Diocesi, nel quale si rende ufficiale la sospensione di don Giulio Mignani dalla celebrazione degli uffici sacri.

Il sacerdote si è esposto più volte a favore di questioni da lui considerate volte ad accorciare distanze tra la Chiesa e i fedeli, cercando di mettersi in ascolto a un livello che potesse andare oltre le secolari regole ecclesiastiche. Un approccio alla religione e alla predicazione che ha reso il parroco ligure guida spirituale per svariati fedeli “colpevoli” di azioni reputate peccaminose, ma che ha avuto conseguenze per don Giulio Mignani, ora impossibilitato a predicare e celebrare la messa. Una volontà di inclusione che ha però generato un’esclusione per – ha chiarito il Tribunale ecclesiastico diocesano – «Esternazioni pubbliche» ben lontane dall’insegnamento della Chiesa Cattolica.

Gli atti e gli interventi di pacifica protesta ma convinta presa di posizione di don Giulio Mignani mostrano in realtà un approccio sicuramente atipico alla religione cattolica, ma non per questo sbagliato. Quello del parroco di Bonassola è un voler abbracciare ciò che la Chiesa fatica ancora ad accettare. Mignani ha contrattaccato giudicando ipocrita l’atteggiamento delle autorità ecclesiastiche e, dopo aver rifiutato di benedire le palme in segno di protesta contro la decisione di non consacrare [1] le unioni tra persone dello stesso sesso, ha reso noto il suo pensiero: «Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo. Nella Chiesa si benedice di tutto, a volte anche le armi, però non si può benedire l’amore vero e sincero di due persone perché omosessuali».

Le parole del sacerdote si legano alla visione di una parte della chiesa cattolica, vogliosa di superare il passato verso un futuro più inclusivo, in un momento della storia in cui il bisogno di spiritualità non può prescindere dall’attualità. Perché «Nessuna fede possiede verità assolute» ha precisato sempre don Giulio Mignani quando voglioso di indire una Giornata per il rispetto di ogni spiritualità.

E la stessa etimologia del verbo rispettare dal latino respectāre insegna quanto sia necessario guardare (spectāre) e non seguire ciecamente dettami di chi guardava a una società ben differente. Nonostante poi «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» (Art. 7 della Costituzione [2]) la seconda influenza ancora in maniera preponderante il primo (e si ricorda l’intervento [3] su molteplici  legge Zan) tra partiti il cui nome discende da schieramenti di matrice cristiana a politici – solitamente separati – che sostengono la “famiglia tradizionale” cara al cattolicesimo, ostacolano l’interruzione di gravidanza e mettono in dubbio l’accettazione dell’amore tra persone dello stesso sesso, rendendo difficile il loro essere riconosciute agli occhi dello Stato e tutelate.

Tornando al fatto di cronaca, secondo la curia vescovile di La Spezia don Giulio Mignani avrebbe pensieri poco rispettosi per la vera fede, tanto che per il parroco è stata indetta la sospensione a divinis cosicché le sue idee controcorrente non corrano più il rischio di essere associate alla Chiesa.

[di Francesca Naima]