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Come leggere le etichette dei cibi: poche regole, ma buone

Senza un minimo di preparazione, fare la spesa assomiglia a un gioco d’azzardo in cui le probabilità di mettere nel carrello solo cibo spazzatura sono molto alte. L’ideale sarebbe mangiare ogni giorno cibo fresco preparato in casa. Ma se il tempo di cucinare non c’è, e nemmeno la voglia, saper leggere le etichette si rivela fondamentale per scegliere i cibi in modo consapevole evitando i peggiori a disposizione. Anche perché non si tratta di una scelta opzionale o di un lusso, dal momento che la possibilità di vivere a lungo e in salute dipende anche dalla qualità del cibo che mangiamo. Su questo, forse, è meglio non giocare d’azzardo.

Poche regole, ma buone

La prima regola per non sfidare troppo la sorte è questa: se in un cibo la lista degli ingredienti è lunga, meglio lasciarlo sullo scaffale. Il motivo? È il segnale che l’alimento è stato sottoposto a processi industriali piuttosto elaborati. Un cibo così ha sicuramente perso molte delle sue proprietà nutritive a favore di elementi estranei che il nostro corpo dovrà in qualche modo smaltire. Sto parlando di elementi come conservanti, aromi, coloranti, addensanti, antiagglomeranti, nitriti ecc. Un’altra buona regola è quella di non affezionarsi troppo a un prodotto, finendo per mangiarlo troppo spesso. Anche nel cibo confezionato la varietà è fondamentale. Un’altra regola di base da conoscere è quella della elencazione degli ingredienti in ordine decrescente. Il primo elemento dell’elenco è quello che è presente in quantità maggiore. Se quindi i primi 3 ingredienti della lista sono, in ordine: zucchero, farina di frumento, olio di palma, significa che il prodotto è sostanzialmente composto di zucchero e farina bianca, con l’aggiunta di un pessimo olio industriale anch’esso raffinato e quindi privato dei suoi caroteni antiossidanti, dal momento che l’olio di palma usato dall’industria è deodorato e raffinato, non si utilizza nella sua versione grezza (olio di palma vergine).

Saper scegliere, senza fidarsi troppo

Le parole nell’industria alimentare sono un mondo tutto da scoprire e non sempre hanno il significato che ci aspettiamo. Quello che troviamo scritto è tutto a norma di legge, per carità, ma a volte alcune diciture possono effettivamente trarre in inganno. Come per ogni gioco che si rispetti, quindi, conoscere il linguaggio è fondamentale per giocare al meglio le proprie carte. Analizziamo ora alcune diciture molto comuni che possono avere risvolti inaspettati.

Il vero azzardo? L’effetto accumulo

Se state pensando “ma che sarà mai un cordon bleu o qualche biscotto a colazione”, sappiate che il problema non è il singolo prodotto, ma l’effetto accumulo. Con l’alimentazione moderna di tipo industriale, a cui tutti siamo soggetti per via dello stile di vita frenetico e fuori casa, ogni giorno ingeriamo diversi additivi chimici che entrano nel nostro organismo e possono condizionare la chimica del nostro corpo. Anzi, lo fanno certamente, non c’è solo la possibilità che ciò avvenga ma la certezza scientifica. Sarebbe proprio questo danno da accumulo, secondo molti esperti, la base di patologie come tumori, malattie autoimmuni e neuro-degenerative. Per questo, tornare ad un’alimentazione più naturale, può essere davvero la nostra scommessa vincente.

[di Gianpaolo Usai]