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Benessere animale: in Svizzera il primo referendum per vietare gli allevamenti intensivi

La tutela della dignità degli animali da reddito quali bovini, polli o suini deve essere sancita dalla Costituzione e l’allevamento intensivo deve essere vietato, in quanto lesivo del benessere degli animali: è questo, sostanzialmente, l’oggetto di una iniziativa popolare che dovrà essere votata dai cittadini svizzeri nel medesimo giorno in cui quelli italiani saranno chiamati alle urne per l’elezione del nuovo governo, ovverosia il prossimo 25 settembre. Nel caso in cui il popolo svizzero dovesse votare a favore dell’iniziativa, nel Paese la produzione zootecnica industriale sarebbe destinata a scomparire: come spiegato [1] dal Consiglio federale svizzero – l’organo esecutivo del governo – il Parlamento avrebbe infatti 3 anni di tempo per emanare le disposizioni richieste, mentre alle aziende potrebbe essere concesso un periodo di tempo transitorio (fino a 25 anni) per adeguarsi ai nuovi standard, che tra l’altro si applicherebbero anche ai prodotti animali importati.

Nello specifico, con l’iniziativa oltre a chiedere una regolamentazione chiara circa le dimensioni dei gruppi di animali da detenere a seconda delle stabulazioni, si chiede di garantire l’uscita all’aperto degli animali, una detenzione e un trattamento rispettosi e dei metodi di macellazione che abbiano riguardo degli stessi. Del resto, secondo i promotori [2] la dimensione dei gruppi di animali che si possono detenere al momento rende “praticamente impossibile l’accudimento del singolo animale”, con molti di loro che “muoiono inosservati”. Inoltre, “la maggior parte degli animali negli allevamenti trascorrono gran parte della propria vita su superfici in asfalto” e “solo il 12% di loro ha la possibilità di uscire regolarmente”, mentre per quanto riguarda la macellazione “gli animali vengono trasportati sotto condizione di grande stress e prima della stessa vengono storditi con metodi che possono comportare un rischio d’errore”.

Non sono della medesima idea, però, il Consiglio federale ed il Parlamento, che fornendo la loro raccomandazione di voto chiedono [3] ai cittadini di schierarsi contro l’iniziativa. “Il divieto d’importazione per prodotti che non rispettano gli standard bio di allevamento sarebbe estremamente oneroso da far rispettare” ed “il prezzo di molte derrate alimentari aumenterebbe”: questo si legge infatti a tal proposito sul sito del Consiglio federale, dove viene poi sottolineato che “gli animali da reddito sono già tutelati molto bene” e che “sempre più animali sono detenuti in modo particolarmente rispettoso”. In pratica, secondo le istituzioni il benessere degli animali costituirebbe già una priorità assoluta in Svizzera e le condizioni in cui questi ultimi vengono allevati non rappresenterebbero un grande problema. Del resto, la Svizzera dispone già di una “legge federale sulla protezione degli animali” [4], il cui fine è quello di “tutelare la dignità ed il benessere degli animali”.

Tuttavia, secondo i promotori dell’iniziativa la legge – seppur sia definita spesso come “la più severa al mondo” – non tutelerebbe veramente gli animali: la realtà degli allevamenti sarebbe infatti alquanto diversa da quella descritta dalle istituzioni, con gran parte degli animali da reddito che trascorrerebbe una “breve esistenza” in “grandi aziende d’ingrasso simili a fabbriche”. “La legge sulla protezione degli animali consente di tenere gli animali all’interno per tutta la loro vita”, sottolineano poi i promotori, ricordando altresì che “nell’ingrasso dei polli è normale che fino al 4% degli animali muoia quando è ancora in stalla” e che “nell’UE, l’allevamento convenzionale di suini fornisce 0,75 metri quadrati per suino (fino a 110 kg di peso)” mentre “in Svizzera sono solo 0,15 metri quadrati in più”.

Insomma, se da un lato le istituzioni ritengono non vi siano particolari problemi legati all’allevamento intensivo dall’altro per i promotori “la situazione attuale indica che la legislazione sulla protezione degli animali in vigore non basta a impedire la negligenza del benessere e della dignità degli animali”, motivo per cui “bisogna assolutamente cambiare le cose”. La decisione finale però spetterà all’elettorato, che dovrà scegliere se schierarsi contro l’iniziativa o invece votare a favore della stessa, sancendo così la fine dell’allevamento intensivo nel Paese.

[di Raffaele De Luca]