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Speciale elezioni, l’identikit dei partiti: Forza Italia

Forza Italia rappresenta, secondo i sondaggi, il terzo partito della coalizione di centro destra, capeggiata da Fratelli d’Italia. La redazione de L’Indipendente intende analizzarne il programma [1] e riflettere criticamente sulla sua coerenza politica, a partire dalle esperienze governative, per stimolare il cosiddetto voto consapevole in vista del 25 settembre.

Carta d’identità: Forza Italia

Capo politico: Silvio Berlusconi

Orientamento politico: destra

Ultima legislatura: al governo con Draghi; 103 deputati e 55 senatori

Coalizione: centro destra, insieme a Fratelli d’Italia, Lega e Noi moderati

Slogan e programma

“Oggi più che mai una scelta di campo”

 Giovani e istruzioni

Economia e lavoro

Diritti

Beni comuni

Politica estera

Politiche sanitarie

Riforme costituzionali proposte

Presidenzialismo, introduzione del vincolo di mandato e istituzione di un’assemblea che riscriva la parte seconda della Costituzione.

Considerazioni

Forza Italia ha fatto uno sforzo in più rispetto agli altri partiti della coalizione di centro destra, dedicando una pagina alle coperture economiche per le proposte avanzate. Per ridurre la pressione fiscale, Silvio Berlusconi propone una pace fiscale una tantum che sanerebbe i debiti pregressi. In parole povere, un mega condono che prevede di incassare 50 miliardi di euro a fronte dei 1.100 miliardi che lo Stato detiene in crediti d’imposta. Una misura che potrebbe far felice qualche amico imprenditore o del mondo dello spettacolo con i conti in sospeso [2] con l’Agenzia delle Entrate.

Nel programma di Forza Italia c’è poi tanta redenzione: in caso di vittoria alle urne, il partito fondato da Berlusconi punterà miliardi sui giovani, sulle infrastrutture scolastiche e sugli sgravi fiscali. Questo dopo aver condotto, durante l’esperienza governativa, una sorta di caccia alle streghe verso la cultura. Si pensi alla manovra economica, in discussione al Parlamento durante il Berlusconi IV, che conteneva un articolo riguardante l’eliminazione di alcune istituzioni culturali. Tra queste, l’Ente teatrale italiano, nato nel 1942 e soppresso con il decreto legge [3] n. 78 del 31 maggio 2010 recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”. La manovra prevedeva inizialmente la riduzione del 50% del contributo pubblico per altri 232 tra enti, istituzioni, fondazioni culturali e centri di ricerca. Il tutto a fronte di un ritorno nelle casse dello Stato di nemmeno 20 milioni di euro, cifra che copre appena l’assegno di fine mandato (o liquidazione) di 450 deputati.

Presenti nel programma elettorale anche gli evergreen berlusconiani: pensioni a mille euro e Ponte sullo Stretto. La prima misura appare per la prima volta nel 2001, quando Forza Italia promise un milione di lire al mese per i pensionati, salvo poi non realizzarla “a causa dell’entrata in vigore dell’euro”. Da allora, la proposta è stata ripresa nelle varie tornate elettorali non vedendo mai la luce. Per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto, Berlusconi l’ha più volte definito un’opera pubblica indispensabile per rendere più unita e più moderna l’Italia. Peccato che nelle quattro esperienze governative Forza Italia non sia passato dalle parole ai fatti, lasciando il progetto solo su carta. Interessanti, infine, le vedute discordanti con la coalizione di centro destra e in particolare con la Lega. Si pensi all’appoggio allo Ius Scholae, ampiamente criticato da Matteo Salvini, o all’attrito riguardante l’ipotesi di reintroduzione della leva obbligatoria, sospesa proprio dal governo Berlusconi II nel 2004 con buona pace del leader della Lega, che di recente ha rilanciato la validità della misura.

*Ad agosto, Forza Italia ha presentato un disegno di legge sulla direttiva Bolkestein, che la recepisce escludendo però gli stabilimenti demaniali marittimi dalla sua applicazione. Qualche giorno prima, il partito aveva votato a favore del ddl Concorrenza [4], che inglobava anche tali stabilimenti, facendo leva sul vago, discrezionale e ambiguo concetto di “responsabilità”, e ribadendo (come più volte fatto da Bruxelles) la centralità della norma nel rispetto degli impegni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR [5]) e nell’accesso ai fondi comunitari.