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Roma, precipita dalla finestra di casa durante un controllo di polizia

25 luglio, quartiere Primavalle, periferia nord-ovest di Roma: poco prima dell’ora di pranzo quattro soggetti in borghese qualificatisi come agenti della Polizia di Stato si presentano a casa di Hasib Omerovic, 36 anni, sordomuto di etnia rom senza precedenti, riferendo di dover eseguire un controllo documenti. Qualche minuto dopo Hasib precipiterà per nove metri dalla finestra della sua camera: al momento si trova ancora in coma presso il Policlinico Gemelli, in condizioni critiche. L’Associazione 21 luglio ha organizzato nella mattinata di ieri, lunedì 12 settembre, una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati alla quale ha partecipato, oltre ai familiari di Hasib e ai loro legali, anche il deputato di +Europa Riccardo Magi, che ha presentato al ministero dell’Interno un’interrogazione affinché sia fatta luce sulla vicenda.

Sono infatti moltissimi i punti ancora oscuri riguardo le circostanze di quanto avvenuto in quella mattina di luglio: l’unica cosa che si sa per certo è che Hasib si trovava in casa per accudire la sorella 31enne con una disabilità [1] psicofisica importante, e non è quindi stato colto in flagranza di un qualche reato. I genitori di Hasib sarebbero stati avvisati dell'”incidente” da una vicina e, una volta rientrati a casa, gli agenti ancora presenti sul posto riferiranno che Hasib era stato portato in ospedale con un braccio rotto. In realtà l’uomo è giunto al Policlinico in condizioni critiche e si trova ancora oggi in coma, a distanza di quasi due mesi dai fatti.

Secondo quanto riferito dalla sorella, gli agenti avrebbero controllato i documenti di Hasib, gli avrebbero scattato delle foto e dopo avrebbero iniziato a picchiarlo selvaggiamente anche con un bastone. L’uomo avrebbe a quel punto cercato di rifugiarsi nella sua stanza, ma gli agenti avrebbero sfondato la porta continuando ad accanirsi su di lui, per poi prenderlo per mani e piedi e gettarlo dalla finestra. Dal Commissariato, nei giorni successivi, non arriva alcun chiarimento riguardo l’accaduto, se non vaghi riferimenti riguardo il fatto che Hasib avrebbe infastidito alcune ragazze del quartiere – dichiarazioni che, al momento, costituiscono solamente dicerie senza fondamento. Una vaga denuncia di questo tipo sarebbe apparsa in un post di Facebook – poi rimosso – all’interno di un gruppo di residenti di Primavalle, nel quale si sosteneva che fosse necessario “dare una lezione” all’uomo. Tuttavia, riferisce l’avvocato della famiglia Susanna Zorzi, «non c’è nessuna notifica, non hanno firmato alcunché. Non abbiamo nulla, né un mandato né un referto, capiremo dalla cartella clinica in che condizioni Hasib è arrivato in ospedale. Non ci risulta inoltre nessuna traccia della scientifica e di rilievi effettuati quel giorno o in quelli successivi».

Il 5 agosto la famiglia decide così di presentare un esposto [2] alla Procura, nel quale denuncia i fatti. All’interno dell’abitazione, dopo quanto accaduto, riferiscono anche di aver rinvenuto il manico di una scopa spaccato in due e varie macchie di sangue su vestiti e lenzuola, la porta della camera di Hasib sfondata. C’è anche un termosifone quasi sradicato dalla parete: a detta della sorella, perché Hasib vi si era aggrappato. Ad oggi, tuttavia, non risulta [3] che la Questura di Roma abbia aperto alcuna inchiesta e la vicenda, sino alla conferenza stampa di ieri, è incredibilmente passata nel più totale silenzio.

«A Camere sciolte purtroppo non abbiamo strumenti come le interpellanze urgenti per chiamare il Governo a rispondere ma solo la possibilità di presentare un’interrogazione a risposta scritta; chiediamo comunque che il ministro e il Governo rispondano in tempi brevissimi. La verità di fronte a un fatto così grave e a questa mancanza di chiarezza non la richiede solo la famiglia, ma le istituzioni democratiche nella loro interezza» ha dichiarato il deputato Magi. Ed abbattere il muro di omertà delle istituzioni che circonda un fatto così grave, che dipinge la possibilità che i rappresentanti dello Stato possano esercitare tali violenze nelle abitazioni private dei cittadini, forti della certezza della propria impunità, è una questione di certo più urgente che mai.

[di Valeria Casolaro]