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La Cina sta importando più gas russo, per poi rivenderlo all’Europa

L’Unione Europea ha aumentato negli ultimi mesi le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Cina per compensare i volumi mancanti di gas russo: nello specifico, le importazioni europee di GNL sono cresciute del 60% su base annua nei primi sei mesi del 2022, secondo la società di ricerca Kpler. Il paradosso sta nel fatto che Pechino compra il GNL proprio dalla Russia rivendendolo poi ai Paesi europei a prezzi di gran lunga superiori a quelli di acquisto. L’Europa, dunque, starebbe aggirando le sanzioni poste da essa stessa a Mosca, pur di riuscire a far fronte alla crisi energetica e riempire gli stoccaggi per il prossimo autunno inverno. Oltre ad aggirare le sanzioni e a comprare un prodotto ad un prezzo superiore di quello che potrebbe ottenere comprandolo direttamente da Mosca, gli Stati europei si stanno legando in questo modo al Dragone, emancipandosi peraltro solo indirettamente dal Cremlino. A tal proposito l’autorevole quotidiano britannico Financial Times fa notare [1] che questa strategia, sebbene possa risolvere nell’immediato il problema degli stoccaggi, «contrasta con la tendenza geopolitica per cui gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di difendere un ordine internazionale liberale».

Secondo le dogane cinesi, la Cina ha importato [2] 2,35 milioni di tonnellate di GNL russo negli ultimi sei mesi, per un valore di 2,16 miliardi di dollari: di conseguenza, la Russia ha superato l’Indonesia e gli Stati Uniti diventando il quarto fornitore cinese di GNL quest’anno e compensando così ampiamente le perdite dei mercati europei. Allo stesso tempo, la Cina sta esportando le eccedenze di GNL acquistato da Mosca a causa della debole domanda di energia interna, causata a sua volta dal rallentamento economico di Pechino. Ciò significa che il Dragone non ha aumentato le importazioni energetiche della Russia per un maggiore fabbisogno interno, bensì per rivenderlo all’unico attore geopolitico che ne ha disperatamente bisogno, sostenendo così la sua economia al momento in lieve retrocessione. Tuttavia, non appena la tendenza economica s’invertirà potrebbe diventare difficile per l’Europa continuare ad approvvigionarsi tramite la Cina.

Il gruppo cinese JOVO – grande commerciante di GNL – ha recentemente rivelato di aver venduto un carico di GNL a un acquirente europeo, mentre un trader di futures a Shanghai ha fatto sapere che il profitto ottenuto da tale transazione potrebbe essere di decine di milioni di dollari o addirittura raggiungere i 100 milioni di dollari. In totale, la quantità di GNL cinese rivenduta negli ultimi mesi è probabilmente superiore a 4 milioni di tonnellate, equivalenti al 7% delle importazioni di gas dall’Europa nel semestre fino alla fine di giugno. Compresi i quantitativi cinesi, i Paesi europei hanno importato un totale di 53 milioni di tonnellate che hanno permesso di riempire gli stoccaggi fino al 77%. Di questo passo, probabilmente l’Europa raggiungerà l’obiettivo dichiarato di riempire l’80% degli stoccaggi già a novembre. Tuttavia, quelle messe in atto dal Vecchio continente sono misure d’emergenza volte a cercare di superare la prossima stagione fredda che, a fronte di un costo più elevato dei prezzi, renderanno l’Europa più dipendente da Pechino.

Contemporaneamente, invece, gli attuali squilibri geopolitici hanno portato il Partito comunista cinese a rafforzare la produzione di energia, compresa quella proveniente dal carbone, ponendo la priorità sulla sicurezza energetica più che sull’impatto ambientale. Anche la produzione di gas cinese si sta espandendo e, secondo la società di consulenza Sia Energy, la produzione interna di gas dovrebbe crescere del 7% su base annua nel 2022. Ciò condurrà ad una diminuzione delle importazioni cinesi di GNL che scenderanno probabilmente al 20% durante il 2022. Questo significa che Pechino sta aumentando il suo peso nel mercato energetico.

Le importazioni di GNL dalla Cina confermano una volta di più, se ce ne fosse bisogno, il fallimento delle politiche sanzionatorie di Bruxelles verso Mosca: infatti, non solo l’Europa non si è davvero resa indipendente dal Cremlino – in quanto quello che importa da Pechino è sempre gas russo – ma ha consegnato un enorme potere al Dragone che avrà così maggiore capacità di influenzare il blocco dei Paesi europei. Si allontana ancora, dunque, un piano serio di indipendenza energetica per il Vecchio continente a causa delle misure perennemente emergenziali e contingenti adottate da Bruxelles: il che danneggia le nazioni europee, mentre va direttamente a vantaggio delle grandi potenze emergenti, ossia di quegli Stati autocratici che l’Occidente pretende, solo a parole, di voler contrastare.

[di Giorgia Audiello]