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Barcamenarsi o evolversi?

Stiamo assistendo negli ultimi anni ad un fenomeno piuttosto generalizzato, ovvero l’alternarsi di picchi di lavoro con momenti di fermo quasi totale. In alcuni casi sono scelte volute (conviene fermarsi piuttosto che produrre in rimessa), in altri casi invece è il mercato che non permette di pianificare nulla.

Parrebbe una situazione totalmente incontrollabile, proprio perché causata da eventi esterni e imprevedibili, ma è importante sapere che anche in queste circostanze si possono avere due diversi approcci imprenditoriali.

Il primo approccio lo potremmo definire “passivo“: si attende che il lavoro arrivi, sperando negli eventi esterni. Quando le richieste sono numerose si fanno straordinari o addirittura si rifiutano quelle in eccesso, mentre quando sono scarse ci si limita a limitare i danni con la cassa integrazione e ad aspettare tempi migliori.

Il secondo approccio invece è quello “proattivo“, che ho osservato in molti imprenditori che riescono a mantenere una quantità di lavoro abbastanza costante a prescindere dagli eventi esterni.

Purtroppo non è possibile schematizzare un unico metodo per ottenere questo medesimo risultato, perché nell’analizzare le loro strategie ho notato molte differenze, soprattutto dovute al settore e alla tipologia dell’azienda. Ma alcuni elementi in comune li hanno, ed è interessante analizzarli per capire quanto sono replicabili.

  1. Non aspettano i clienti, li vanno a cercare. Ciascuno con la propria strategia: qualcuno puntando più sul marketing, altri invece grazie alle collaborazioni commerciali con partner strategici. Una parte della loro giornata quindi è costantemente dedicata ad attività che invece, chi tende a barcamenarsi tra picchi alti e bassi, generalmente non fa (o fa male). Avere solo pochi clienti che generano più del 50% del fatturato in questo momento è l’errore più grave che un imprenditore possa fare.
  2. Diversificano il rischio. Questo significa puntare su servizi diversi, oppure innovativi. Quindi offrire una gamma più vasta che comprenda anche tutto ciò che è complementare al core business. L’eccezione a questa regola è l’approccio esattamente opposto. Ovvero l’iper-specializzazione. Se sei il migliore in Italia a offrire un determinato servizio è molto probabile che avrai una quantità costante di lavoro. Il posizionamento più pericoloso, in questo contsto storico, è la via di mezzo.
  3. Quando il lavoro è leggermente meno ne approfittano per strutturarsi e rendere più efficiente l’organizzazione, in modo da non andare in affanno quando il lavoro sarà superiore. Questo significa chiarire bene i ruoli e le responsabilità, ottimizzare i processi, formare tecnicamente gli operativi e dare e sotto il profilo manageriale i responsabili di reparto. In questo modo anche i leggeri cali di lavoro diventano un momento di crescita aziendale, che poi si ritrova ad essere avvantaggiata quando il mercato si apre nuovamente (e spesso molto velocemente).
  4. Hanno la mente aperta, si confrontano con altri colleghi in gamba, sono aperti alle novità tecnologiche, si informano costantemente. E se stai leggendo questo articolo ho una buona notizia per te: sei sulla buona strada!

Ecco, questi sono alcuni spunti per comprendere la differenza tra chi si barcamena tra alti e bassi lavorativi e chi invece punta ad una crescita costante e organica, che permette a tutti di lavorare meglio, di eliminare lo stress e di offrire così servizi eccellenti ai propri clienti. L’esterno non lo possiamo controllare, ma la scelta di applicare questi quattro fattori appena espressi dipende tutta da noi.

[di Fabrizio Cotza]