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Roger Waters finisce nella lista nera dei nemici di Kiev

Il celebre cofondatore dei Pink Floid, Roger Waters, è stato inserito nella lista nera dei nemici di Kiev stilata dal portale Myrotvórets, un sito web ucraino fondato nel 2014 che classifica come “criminali” e “terroristi” tutti coloro “nelle cui azioni siano presenti segni di crimini contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina”, in gran parte intellettuali, giornalisti e personaggi pubblici semplicemente ritenuti non allineati alle ragioni di Kiev. Sebbene formalmente Myrotvórets non sia un registro ufficiale del governo, viene usato dalle autorità ucraine e dai servizi segreti per segnalare e schedare, oltre a spie e agenti segreti, anche giornalisti, politici e personalità pubbliche considerate una “minaccia” per la sicurezza nazionale. Inoltre, il sito – contravvenendo alla stessa legge ucraina – viola la riservatezza sui dati personali, pubblicando ogni singola informazione sui soggetti ritenuti pericolosi. Ora nel mirino del famigerato portale ucraino è finita anche la nota rockstar britannica, accusata [1] di «propaganda anti-ucraina» e di «partecipazione ai tentativi di legalizzare l’annessione della Crimea alla Russia».

Roger Waters è noto per le sue esternazioni non conformiste e notevolmente “fuori dal coro” rispetto ad un pensiero dominante, evidentemente sempre meno tollerante verso ogni ragionamento che vado oltre il semplicistico schema buoni/cattivi, dittatura/democrazia o aggressori/aggrediti. Rogers si è esposto sui principali dossiers che infiammano il mondo, dalla delicata questione palestinese alla sanguinosa guerra siriana fino alla violenta crisi ucraina, sfidando sempre il pensiero dominante: per quanto riguarda l’Ucraina, il musicista ha evidenziato il ruolo attivo degli Stati Uniti nel contribuire a scatenare il conflitto a partire dal cambio di regime a Kiev del 2014, sottolineando altresì come le mire russe sulla Crimea e Sebastopoli siano legittime sia in base a «trattati e documenti», sia come conseguenza della destabilizzazione causata dalla cosiddetta rivoluzione del 2014.

Il sito ha riportato diverse dichiarazioni che Waters ha rilasciato a varie testate internazionali, tra cui quella [2] riguardante la Crimea: «So che Sebastopoli è molto importante per la Russia e i russi. Ci sono molti accordi e documenti, secondo i quali la Russia ha tutti i diritti su questa città. Il cambio di potere in Ucraina, pianificato da Washington, ha semplicemente spinto Mosca a intraprendere ulteriori azioni. Ma quello che voglio dire è che in questo momento l’establishment politico statunitense non comprende il vero significato degli accordi. Li violano costantemente e affermano di poter fare quello che vogliono. Questa posizione mi spaventa, perché un giorno ci ucciderà tutti». Ha poi aggiunto che «la demonizzazione della Russia, del suo popolo e di Vladimir Putin è usata dai politici occidentali non per combattere la Russia stessa, ma per controllare i propri cittadini e fare soldi».

Tanto è bastato per scatenare l’ira dei nazionalisti ucraini che sul portale Mirotvórets hanno esplicitamente chiesto alle forze dell’ordine di considerare la pubblicazione sul sito web «come una dichiarazione sulla commissione da parte di questo cittadino di atti deliberati contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, la sicurezza dell’umanità e il diritto e l’ordine internazionale, nonché altri reati». Il tutto per aver criticato l’operato e l’ingerenza dei leader occidentali e le responsabilità stesse di Kiev. Waters, infatti, in un’intervista [3] alla CNN ha definito il presidente americano Joe Biden «un criminale di guerra», sostenendo che «sta alimentando la guerra in Ucraina. Questo è un crimine enorme. Perché gli Stati Uniti d’America non incoraggiano Zelensky a negoziare, ovviando alla necessità di questa orribile e orrenda guerra?» Secondo l’artista, gli ucraini potrebbero smettere di morire domani se gli Stati Uniti si sedessero a trattare con la Russia e facessero la pace. Tuttavia, ha aggiunto, «l’Occidente ha altri interessi in gioco».

Sulla lista nera stilata dal portale ucraino sono presenti, inoltre, anche alcune personalità italiane, tra cui il noto giornalista, deceduto nel 2020, Giulietto Chiesa, il fotoreporter e giornalista Giorgio Bianchi, lo scrittore e inviato di guerra Franco Fracassi e la scrittrice e regista di reportage di guerra Sara Reginella. È evidente che una lista in cui vengono inseriti, oltre ad agenti segreti e militari, anche rappresentanti della società civile come giornalisti e musicisti, ha ben poco di “democratico”. Nonostante ciò, l’informazione occidentale si è ben guardata non solo dal condannare la schedatura delle persone sulla base di idee e opinioni, ma anche semplicemente dal menzionare l’esistenza di una simile lista che appare una vera e propria lista di proscrizione e intimidazione contro chiunque non si allinei al pensiero atlantista.

[di Giorgia Audiello]