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Chi proteggono i sindacati?

La parola sindacato deriva dal greco sýndikos, unione di syn, che significa “insieme” e dike, ovvero “giustizia”.

“Rimanere insieme per ottenere giustizia” è stato lo scopo principale delle associazione di lavoratori, sin dalle loro origini a metà dell’800, quando ancora si chiamavano “società di mutuo soccorso”.

Col passare del tempo i sindacati hanno acquisito un potere politico sempre più forte, che però negli ultimi decenni non ha portato a maggiori benefici per i loro associati. Soprattutto per la tendenza delle grandi multinazionali a spostare le sedi produttive in Paesi dove trovavano minori problematiche burocratiche e un costo del lavoro più basso. Rendendo di fatto vana ogni forma di trattativa.

Discorso a parte va fatto per le piccole imprese, dove i sindacati hanno negli anni fatto più danni che altro, finendo con il tutelare spesso chi danneggiava l’azienda e i propri colleghi, con comportamenti negativi e poco collaborativi. Ma mostrando in questi casi un’intransigenza ed una fermezza che con le grandi aziende invece è progressivamente scomparsa.

Così si è andata a creare una doppia situazione: lavoratori poco tutelati nei confronti di chi davvero li sfrutta cinicamente e si può permettere il lusso di licenziarli inviando un semplice sms, ma allo stesso tempo difesa strenua di coloro che nelle piccole aziende fanno danni e diventano degli “intoccabili”.

Il vero errore di fondo è concettuale.

Poiché i sindacati dovrebbero comprendere che la vera tutela del lavoro avviene salvaguardando il tessuto di micro e piccole imprese che ancora abbiamo, e non scendendo a compromessi con i ricatti delle grandi aziende.

Ed in questa ottica lavoratori e imprenditori dovrebbero costituire un unico sindacato, ripristinando quel “mutuo soccorso” che permetterà di fronteggiare lo strapotere del vero nemico comune, ovvero le multinazionali.

Perché soltanto stando “insieme” è possibile contrastare le sempre più evidenti ingiustizie che stanno penalizzando i piccoli a favore dei grandi, distruggendo inevitabilmente il lavoro ed il futuro di tutti.

Sarebbe un atto davvero rivoluzionario, oltre che necessario, quello della costituzione di un sindacato che non difenda più “i lavoratori” bensì il lavoro di tutti, titolari e collaboratori.

Uniti nel proteggersi a vicenda, in modo che i collaboratori abbiano condizioni di lavoro sempre migliori (che non sono legate solo allo stipendio, ma ad un reale benessere fisico, emotivo e psicologico) le quali inevitabilmente vanno ad impattare sulla salute dell’azienda e di chi la gestisce.

Adesso può sembrare solo una folle provocazione, ma tra qualche anno potremmo scoprire che è questa l’unica strada possibile.

[di Fabrizio Cotza]