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Nella notte Israele ha bombardato Gaza, ancora una volta

Nel silenzio internazionale nella notte le forze israeliane hanno nuovamente bombardato Gaza. Una decina di morti e almeno 55 feriti, secondo le stime del ministero della Salute palestinese, provocate in un attacco definito «preventivo» e volto a «scongiurare» un possibile attacco palestinese dopo l’arresto del comandante militare del gruppo della resistenza armata Jihad Islamico in Cisgiordania. Così, per prevenire un possibile attacco, il Governo israeliano non ha avuto remore a ordinare il bombardamento di alcuni edifici a Gaza, provocando numerose vittime civili, tra le quali una bambina di cinque anni. Ennesime “vittime collaterali” di attacchi volti ad assassinare un altro comandante del Jihad, Taisir al Jaabari, effettivamente caduto sotto i bombardamenti. Ziad al Nakhale, leader del gruppo Jihad Islamico, ha dichiarato che «a questo punto la sua organizzazione dovrà scendere in guerra con Israele».

Gli attacchi hanno avuto luogo mentre proseguiva il tentativo di mediazione [3] egiziano che sarebbe dovuto servire a dissuadere il Jihad Islami dal vendicare l’arresto da parte degli israeliani di Bassam al Saadi, il suo leader a Jenin, in Cisgiordania. Per primo è stato ucciso il comandante Taisir al Jaabari, con l’attaco alla Palestine Tower di Gaza: a questo sono seguiti attacchi a torrette di osservazione ed altri obiettivi che hanno ucciso almeno altri 10 palestinesi. Al Jaabari era a capo della Saraya al Quds, il braccio armato del Jihad. La risposta palestinese è giunta alle 21 di sera – le 20 ora italiana -, quando un centinaio di missili sono stati sparati in direzione del sud dello Stato ebraico. L’aviazione israeliana ha quindi ripreso subito a contrattaccare Gaza. A lanciare razzi anche le Brigate Ezzedin al Qassam di Hamas. Nella notte l’esercito israeliano ha dichiarato di aver arrestato 19 militanti del Jihad nella Cisgiordania occupata e di aver preso di mira i siti di produzione e lancio dei razzi.

L’escalation verso una nuova guerra a Gaza è insomma iniziata, e a farne le spese sarebbero soprattutto i due milioni di civili che vivono a Gaza – considerato l’obiettivo principale di futuri attacchi -, che hanno dovuto resistere a quattro precedenti offensive militari “maggiori” – nel 2008, nel 2012, nel 2014 e nel 2021 – e a svariate altre “minori”. Venerdì 5 agosto, prima degli attacchi a sorpresa, Israele ha bloccato il trasporto di carburante a Gaza, riducendo l’attività dell’unica centrale elettrica sul territorio a 8 ore al giorno.

L’Egitto ha dichiarato che mediazione tra le parti per raffreddare la situazione nella Striscia di Gaza non si sono fermati dopo gli attacchi: il ministero degli Esteri egiziano ha dichiarato di star “conducendo intense comunicazioni per contenere la situazione a Gaza” e per “preservare vite e proprietà”, mentre su Gaza i bombardamenti [11] aerei israeliani non si arrestano. Almeno un edificio è stato raso al suolo. Anche le Nazioni Unite e il Qatar sono intervenuti nelle mediazioni per cercare di frenare l’escalation, che potrebbe dipendere in buona parte dalla decisione di Hamas di unirsi ai combattimenti.

Secondo alcuni analisti politici, l’attacco dello Stato ebraico sarebbe servito a rafforzare le credenziali del premier Lapid, che non vanta un passato militare degno di nota, in vista delle elezioni del 1° novembre, alle quali Benjamin Netanyahu costituirà il principale avversario.

[di Valeria Casolaro]