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Devastazione ambientale e lavoratori in nero: il disastro del Jova Beach Party a Fermo

Dopo le polemiche [1] scatenate dall’evento di Marina di Ravenna all’inizio dello scorso luglio, torna la bufera sulla tournée estiva di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Venerdì 5 agosto ha avuto luogo la prima delle due date al Lido di Fermo dell’edizione 2022 del Jova Beach Party, il tour musicale di Jovanotti che si svolge in alcune delle principali piazze d’Italia. L’evento di Fermo – nelle Marche -, tuttavia, ha suscitato non poche polemiche da molteplici punti di vista. Da un lato, infatti, i controlli condotti dall’Ispettorato del lavoro ha fatto emergere la presenza di diversi lavoratori impiegati in nero; dall’altro la devastazione ambientale causata dalla distruzione della vegetazione dunale per far posto al palco per l’evento ha portato alla protesta di diversi comitati ambientalisti, compresa la sezione del WWF che ha chiuso i battenti in aperta polemica con il WWF nazionale, sponsor dell’evento di Jovanotti e accusato di non essere davvero interessato alle questioni ambientali.

A poche ore dall’inizio del concerto di Fermo, nelle Marche, i controlli effettuati dall’Ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno e del Servizio prevenzione dell’area vasta 4 hanno rilevato [2] la presenza di 17 lavoratori in nero su 55 addetti all’allestimento del palco e dell’area del concerto. Si tratta di persone italiane e straniere che lavorano nel complesso per 4 differenti ditte di facchinaggio per le quali è stata disposta la sospensione delle attività. Per altre 3 ditte, operanti nel settore di allestimento luci, sono emerse evidenze di somministrazione illecita di manodopera. Alcuni problemi sono stati poi riscontrati con la vigilanza in materia di sicurezza. Trident Music smentisce [3] categoricamente la presenza di lavoratori in nero, facendo sapere che si trattava di “inadempienze formali” e che le aziende “formalizzando in data odierna i dati mancanti, hanno ricevuto oggi la notifica di revoca del provvedimento di sospensione e oggi le aziende e i 17 lavoratori hanno pertanto proseguito la loro attività attualmente ancora in corso”.

Alle polemiche per la gestione dei dipendenti si aggiungono quelle per il disastro ambientale che l’evento del Jova Beach Party avrebbe messo in atto (per la seconda [4] volta). Già nel 2019 infatti le ruspe avevano appianato la spiaggia di Casabianca, sul Lido di Fermo, distruggendo le dune embrionali e la vegetazione per preparare il terreno per il montaggio del palco e le 30 mila persone presenti all’evento. Nel 2021 verrà avviata un’importante opera di restauro ambientale, che avrebbe permesso di recuperare la vegetazione tale com’era prima, e nel 2022 si sono iniziati a vedere i primi risultati. Tuttavia il sindaco, pur emettendo un’ordinanza [5] che rinnova la necessità di proteggere l’area di Casabianca perché sito di nidificazione del Fratino, ha annunciato lo stesso che il Jova Beach Party si sarebbe nuovamente svolto in quella zona.

Diverse associazioni ambientaliste, sotto la guida del TAG Costa Mare – Torri a Guardia della Costa e del Mare Adriatico, una tra le maggiori Associazioni di Protezione Ambientale di interesse nazionale – si sono mobilitate per chiedere la delocalizzazione in altra struttura dell’evento. Tra queste Legambiente Marche, Lipu Marche, MareVivo, WWF Natura Picena, Gruppo Friday For Future Macerata-Fermo e molte altre. Nonostante ciò, le ruspe sono comunque entrate nell’area il 26 luglio, distruggendo del tutto l’area e preparando il terreno per l’evento. In segno di protesta per quanto avvenuto e di “dissenso nei confronti di chi governa il WWF”, la sezione del WWF di Fermo ha annunciato la sua chiusura [6]: “Il Comune di Fermo ha dato il consenso per un nuovo concerto che cancellerà l’opera di ripristino ecologico” si legge in una nota dell’associazione, “e, ancora una volta, il WWF Nazionale ha deciso di collaborare. […] Una scelta, quella del WWF Nazionale, che contrasta nettamente con quella che era la nostra idea di ambientalismo”.

Jovanotti si è difeso da tutte le accuse in un video [7] pubblicato su Instagram. «Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema» dichiara, «le spiagge le riportiamo a un livello migliore di quello in cui le abbiamo trovate e questo ce lo riconoscono tutte le associazioni locali. Jova Beach Party non è un progetto di greenwashing – che è una parola che non mi piace perché è una parola finta, un hashtag. Ci sono tutti gli strumenti legali e amministrativi per verificare che tutto viene fatto bene. Voi econazisti che non siete altro continuate ad attirare attenzione su di voi usando la nostra forza, io vi dico che questo è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente».

[di Valeria Casolaro]