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Russia: la cestista Brittney Griner condannata e trasformata in merce di scambio

Brittney Griner, campionessa di basket due volte medaglia olimpica, è stata condannata a 9 anni di carcere dal Tribunale russo di Khimki, a Mosca, per traffico di droga. Griner dovrà pagare anche una multa di un milione di rubli, corrispondente a circa 15 mila euro. La cestista, considerata tra le migliori giocatrici di basket al mondo, si era recata in Russia per giocare nell’Ekaterinburg durante la pausa dal campionato statunitense. Al suo arrivo a Mosca era in possesso di alcune ricariche all’olio di cannabis per il vaporizzatore, sostanza il cui utilizzo è legale negli Stati Uniti ma non in Russia. Da qui l’accusa di traffico di droga, reato per il quale in Russia possono essere richiesti fino a 10 anni di detenzione. Nel contesto attuale, con la guerra Ucraina in corso, la vicenda assume i contorni nemmeno troppo sfumati di un braccio di ferro geopolitico tra potenze: all’indomani della sentenza, infatti, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato di essere pronto ad effettuare con l’America uno scambio di prigionieri, permettendo così di fatto di sospendere l’esecuzione della pena ai danni di Griner.

Griner è stata arrestata il 17 febbraio scorso all’aeroporto di Sheremetyevo, ad appena una settimana dallo scoppio della guerra in Ucraina, dopo che le erano state trovate addosso le ricariche per il vaporizzatore all’olio di cannabis, utilizzato [1] da molti atleti come antidolorifico. Nel corso dell’udienza svoltasi giovedì 4 agosto la donna si è dichiarata colpevole del reato contestato, aggiungendo tuttavia di aver portato inavvertitamente la sostanza in Russia. Questa tesi è stata del tutto rifiutata dall’accusa. Fonti diplomatiche statunitensi riferiscono che la condanna fosse il prerequisito per giungere allo scambio di prigionieri, del quale il segretario di Stato Anthony Blinken e il ministro degli Esteri russo Lavrov starebbero discutendo ormai da giorni.

Griner potrebbe essere infatti “scambiata”, secondo gli americani, con il trafficante di armi Viktor Bout, ex colonnello dell’Armata Rossa con legami con i servizi segreti arrestato nel 2008 a Bangkok e poi consegnato agli Stati Uniti, dove sta scontando 25 anni per aver fornito armi alle Farc (le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). Il Cremlino tuttavia ha contestato [2] tali affermazioni, messe in dubbio anche dai media russi. Di fatto la sentenza emessa ai danni di Griner, cui è immediatamente seguita la dichiarazione di Lavrov riguardo l’ipotesi di uno scambio di prigionieri, suggerisce che l’intera manovra abbia poco a che fare con la giustizia, configurandosi più che altro come una mossa politica premeditata dalla Russia per poter esercitare pressioni sugli Stati Uniti. Un gioco di potere nel quale la campionessa, che rischia di trascorrere i prossimi 9 anni in prigione, non costituisce nulla di più che una pedina.

[di Valeria Casolaro]