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Magdalena, il documentario che racconta la lotta per la giustizia del popolo colombiano

«Dedicato a coloro che danno la vita per la difesa dei diritti umani». Questo è l’incipit di Magdalena, un documentario della durata di 54 minuti, (disponibile sulla prima piattaforma europea di opere indipendenti Openddb [1]), per il quale il regista e autore Paolo Maoret ha iniziato a raccogliere materiale nel 2014 quando ha deciso di raggiungere in Colombia l’amico David Serra, un antropologo italiano in contatto con Guillermo, difensore dei diritti umani che segue con particolare interessa le battaglie delle comunità sconvolte da una guerra civile che, a cavallo degli anni 2000, ha insanguinato la zone della costa atlantica nel nord della Colombia.

Finalmente dopo 7 anni, irti di difficoltà di ogni genere, il documentario ha visto la luce e narra le storie terribili accadute a quelle popolazioni isolate, in contatto con il resto del mondo solo attraverso una via fluviale il Magdalena, appunto, sul cui delta si estende un complesso lagunare di zone salmastre ricche di pesca e su cui si erano insediati sin dall’antichità comunità che da quella pesca traevano sostentamento in un microcosmo primordiale e immutabile nel tempo. Il Magdalena è uno dei maggiori fiumi della Colombia. Nasce nelle Cordigliera centrale delle Ande e sfocia nel Mar dei Caraibi. Percorre quasi tutto il paese da Sud a Nord per una lunghezza di 1.538 km, di cui 1.230 navigabili. Questa sua particolarità lo ha reso estremamente importante fin dai tempi della dominazione spagnola. Permise infatti ai conquistatori, all’inizio del XVI secolo, di entrare all’interno di un paese caratterizzato da una topografia altrimenti aspra e difficile.

La zona del Magdalena è considerata anche oggi un’area strategica e oggetto di interesse per la costruzione di dighe e centrali idroelettriche ma anche un corridoio marittimo per qualsiasi tipo di movimento e di commercio sia legale che illegale in entrata e in uscita. Durante la guerra civile il delta del Magdalena è stato teatro di una sanguinosa “pulizia sociale” e di una serie di stragi da parte dei paramilitari delle AUC (Autodifese Unite della Colombia) per il controllo strategico dell’area. Le conseguenze che ne sono derivate hanno distrutto intere comunità obbligando le persone ad abbandonare le loro case per sfuggire alle atrocità e ai massacri perpetrati in nome di assetti politici e interessi economici così lontani dal loro piccolo mondo. Ancora oggi alcuni gruppi criminali ex paramilitari si sono ricostituiti come bande armate allo scopo di mantenere il dominio della zona e conservare così il controllo su quelle terre, usando sempre una brutale strategia del terrore sugli abitanti, nella totale indifferenza dello Stato.

Verso la fine del 2014, quando Paolo Maoret e l’antropologo Davide Serra si recarono ad Ovest del delta del rio Magdalena, trovarono altre persone coraggiose che come Guillermo seguivano le battaglie legali degli sfollati della zona a Nord della Colombia che rivogliono le proprie terre e le proprie case. Faticosamente la laguna del Magdalena si sta ripopolando risvegliando in loro una grande sete di giustizia e il recupero della loro dignità. Attraverso strade polverose, rotte fluviali, intricate paludi, dalle misere capanne e dalle palafitte dei villaggi, si innalzano le parole e le testimonianze dirette di chi ha subito ed ancora subisce queste violenze. Storie orribili raccontate con una rassegnazione disarmante come a sottolineare che questo orrore non finirà mai.

[di Federico Mels Colloredo]