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La sparizione di Daouda Diane chiede verità e giustizia

Il 2 luglio Daouda Diane, operaio della Costa d’Avorio di 37 anni impiegato in nero in un’azienda di Acate, nel ragusano, aveva inviato un video alla propria famiglia per denunciare le condizioni lavorative della ditta nella quale lavorava. Nel video Daouda appariva infatti utilizzare un martello pneumatico e spiegava come l’utilizzo di questo tipo di attrezzi fosse imposto senza garantire il minimo livello di protezione e come, proprio per questo motivo, molti dipendenti di quell’azienda fossero morti. Da quel 2 luglio, ben 20 giorni fa, Daouda è sparito nel nulla: famiglia e amici non ne hanno più avuto notizie, lasciando presagire il peggio sulla sua sorte. Proprio nel giorno della sua sparizione le telecamere di sicurezza della ditta risultavano essere in manutenzione. A cercarlo ora vi sono anche i carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche (Ris), che hanno effettuato sopralluoghi e rilevazioni nell’azienda.

Pur trovandosi in Italia da oltre 5 anni con regolare permesso di soggiorno Daouda, che lavorava anche come mediatore culturale in un Centro di accoglienza straordinaria (CAS), era impiegato nell’azienda Sgv Calcestruzzi di Acate in nero e senza alcuna tutela in termini di sicurezza nello svolgere le proprie mansioni. Oggi, 22 luglio, sarebbe dovuto rientrare nel suo Paese di origine per stare con la propria famiglia, ma da 20 giorni nessuno ha notizie di lui. Secondo quanto riferito dalla moglie, Daouda era solito realizzare video per denunciare le condizioni lavorative dei migranti in Italia. Come denunciato [1] anche dal sindacato di base USB, infatti, l’Italia è un Paese dove le condizioni lavorative sono particolarmente precarie per i migranti, tanto da metterne spesso in pericolo la vita. Negli ultimi anni poco o nulla è stato fatto per migliorare le condizioni salariali di questi soggetti, i quali spesso si trovano a lavorare senza contratto e in gravi condizioni di sfruttamento e dei quali ad Acate, paesino di 10 mila anime, è presente una nutrita comunità.

Il titolare del cementificio Sgv Calcestruzzi, Gianmarco Longo, ha dichiarato [2] di aver assunto Daouda solamente per occuparsi delle pulizie, ma i video inviati dal migrante alla famiglia sembrano descrivere una realtà ben diversa. “Non è il primo caso di sparizione ‘anomala’ di un lavoratore migrante: l’ennesima scomparsa rilancia la vertenza di tutti i lavoratori migranti, in maggioranza provenienti dall’Africa, a cui non sono riconosciuti i diritti di cittadinanza e tantomeno i diritti lavorativi, abitativi e di tutela sanitaria” denuncia [3] USB.

Nella serata di oggi, 22 luglio, il sindacato USB ha organizzato in piazza San Giovanni, a Ragusa, un corteo [4] per tenere alta l’attenzione sul caso di Daouda, dopo che venerdì scorso si è svolto uno sciopero che ha coinvolto circa 300 persone. Al corteo prenderà parte anche la deputata del gruppo ManifestA Simona Suriano, la quale ha riferito di aver chiesto un incontro al Prefetto di Ragusa e di star predisponendo un’interrogazione parlamentare per chiedere ai ministri competenti di riferire sulla vicenda.

[di Valeria Casolaro]