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Nel PNRR spuntano 114 milioni per un sito che non funziona da 18 anni

La cosa era già stata comunicata a febbraio, tuttavia la notizia sta colpendo l’attenzione pubblica solamente ora, man mano che sta prendendo forma: una fetta da 114 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stata immolata per resuscitare Italia.it, portale web annunciato nel 2004 e condannato sin da subito a un destino non particolarmente brillante. Molti a questo punto si chiedono se un singolo sito si meriti una spesa tanto onerosa, soprattutto in un periodo fatto di crisi intermittenti.

Se il nome della pagina non vi dice nulla, forse sarete comunque in grado di ricollegare il progetto a una memoria da tempo sopita, ovvero al tentativo di rilancio che questa aveva subito nel 2007, occasione in cui un ingessatissimo Francesco Rutelli aveva provato a promuoverne le funzionalità con un video [1] divenuto tristemente celebre per l’uso stentato che il politico faceva della lingua inglese. In un modo o nell’altro, Italia.it ha comunque incarnato ad annate alterne i sogni di crescita del settore turistico. Per promuovere le bellezze italiane sulla Rete si sono spesi così circa 22 milioni di finanziamenti, tuttavia il disegno originale si è infine arenato nel 2014, quando lo staff che lo gestiva è stato lasciato di fatto senza stipendio [2]. Si trattò di un piccolo assaggio di quello che poi si sarebbe rivelato il crac di PromuoviItalia [3].

Dei 114 milioni di euro citati, al momento ne sono stati assegnati circa 41 – 29 nel settembre 2021 e altri 12 lo scorso febbraio –, cifre che superano di gran lunga il budget assorbito dal portale fino a oggi e che si stanno traducendo in risultati apparentemente poco entusiasmanti. È innegabile che Italia.it abbia goduto di un encomiabile restyling, tuttavia le rozze funzionalità del sito non sembrano giustificare affatto un investimento di tal portata. Prima di gridare al furto, bisogna altresì prendere in considerazione il traguardo a cui sta puntando il Ministero del Turismo: l’istituzione di un “hub digitale” che comprenderà anche un’app con cui lo Stato vuole fare incetta dei dati dei viaggiatori.

«Attraverso il portale e soprattutto attraverso l’app, ogni persona potrà pianificare la sua esperienza turistica risparmiando tempo, perché ogni utente verrà profilato e geolocalizzato e, grazie a sistemi di intelligenza artificiale, verranno proposti contenuti su misura, infatti ognuno vedrà contenuti differenti» aveva annunciato trionfalmente Andrea Scotti, consigliere per il Ministero del Turismo, in occasione della Borsa italiana del turismo tenutasi a Milano lo scorso aprile. Non solo gli strumenti digitali previsti verteranno verso una profilazione minuziosa, ma il sito e l’applicazione per cellulare fungeranno anche da “portafogli” in cui saranno depositate prenotazioni, biglietti e pagamenti. Volendo si potranno persino riscattare NFT distribuiti nei principali punti d’interesse del Bel Paese, nonché accumulare punti fedeltà da ottenersi condividendo le proprie esperienze sui profili social. 

La raccolta delle informazioni ha poco sorprendentemente motivo di esistere anche al di là del mero servizio al cliente. Lo scopo più importante dell’intera operazione è probabilmente quello di fornire agli operatori turistici dei dati aggiornati in tempo reale, un valore aggiunto che forse potrebbe valere effettivamente la somma messa in campo dal Governo, qualora l’operazione sia portata a termine con successo. Attraverso questo progetto, l’Ente nazione del turismo (ENIT) si è posto obiettivi decisamente elevati, tuttavia molti sono pronti a scommettere che Italia.it sarà destinata comunque a collassare su sé stessa, se non altro perché il modo in cui è stata presentata richiama alla memoria quanto visto con ItsArt, il «Netflix italiano» dedicato all’arte che nel giro di un anno ha perso 7,5 milioni di euro [4]

[di Walter Ferri]