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La USB con gli atti è misteriosamente vuota: salta la sentenza Eternit

La Corte d’Appello di Torino è stata costretta a rinviare a fine settembre la sentenza del processo Eternit bis, in programma per il 14 luglio, perché la chiavetta che custodiva gli atti non risulta utilizzabile. Per l’imputato, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, il procuratore generale Carlo Maria Pellicano aveva chiesto una condanna a 4 anni di prigione con l’accusa di omicidio plurimo aggravato dalla previsione dell’evento. Schmidheiny è infatti accusato di aver provocato la morte di due soggetti in seguito a malattia causata dall’esposizione all’amianto lavorato nello stabilimento di Cavagnolo, in provincia di Torino.

La chiavetta USB conteneva [1] tutti gli atti sui quali si era basata la sentenza in primo grado – per lo più consulenze tecniche – emessa il 23 maggio 2019, la quale condannava Schmidheiny anche al risarcimento delle famiglie delle vittime dell’amianto. Le somme, stabilite a titolo provvisionale, avrebbero dovuto essere versate all’associazione Afeva (Associazione Familiari e Vittime di Amianto), Cgil, Cisl, Uil e gli altri enti costituitisi parte civile. Non è chiaro, al momento, se gli atti non siano mai stati caricati sulla chiavetta USB o se questa sia stata danneggiata. Per recuperare gli atti mancanti il procuratore generale Pellicano si rivolgerà al collega che aveva sostenuto l’accusa in primo grado e che al momento sta utilizzando gran parte degli stessi atti in un processo analogo a Vercelli riguardante le vittime di Casale Monferrato – per ragioni di competenza territoriale, infatti, il processo Eternit è stato infatti diviso in diversi [2] filoni giudiziari.

[di Valeria Casolaro]