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La Spagna tasserà banche e società energetiche per aiutare i cittadini

Crisi economica e inflazione: da settimane i cittadini di tutto il mondo stanno facendo i conti con l’aumento del costo della vita. E i Governi cosa fanno? Quello spagnolo, guidato dal primo ministro Pedro Sánchez ha deciso [1] di tassare i profitti delle società energetiche (tra cui Enel, che è attiva in Spagna con Endesa [2]) e quelli accumulati dalle banche per via dell’aumento dei tassi d’interesse. Le nuove misure dovrebbero riuscire, almeno in parte, ad alleggerire il carico di spese extra che singoli e famiglie stanno affrontando ormai da qualche mese.

Le tasse saranno valide per i prossimi due anni e ricadranno sulle società (sia nel settore energetico che in quello bancario) che fatturano almeno un miliardo di euro l’anno. Lo Stato ha previsto, di incassare in questo modo circa 7 miliardi di euro. Ovvie le proteste delle rappresentanze dei banchieri, cui però il governo sta tenendo testa. In particolare per l’Associazione Bancaria Spagnola (AEB) si tratterebbe di una misura troppo “di pancia”, presa senza consultare le stesse banche e che nel medio-lungo termine porterà molte più conseguenze negative che benefici. Secondo Sánchez «non è giusto far pagare la crisi ai più svantaggiati». Ragione per cui il primo ministro, spinto e sostenuto dal resto della sinistra (i suoi alleati) ha deciso di mettere in campo ulteriori misure, soprassedendo a critiche e venti contrari.

La tassa sui profitti di banche e società energetica non è l’unica misura di giustizia sociale intrapresa. In tutto il Paese dal 1° settembre al 31 dicembre si potrà usufruire gratuitamente [3] del trasporto ferroviario statale, per brevi e lunghe distanze. Si tratta di un provvedimento volto evidentemente a limitare i consumi energetici dei privati, favorendo piuttosto spostamenti meno dispendiosi. Il ministero del Lavoro ha detto che in questo modo si stima che saranno effettuati gratuitamente circa 75 milioni di viaggi.

Quello della benzina, infatti, è uno dei rincari che più di tutti pesa sui cittadini: i ritmi di vita odierni necessitano di spostamenti fisici continui. Inoltre quello del risparmio energetico è un tema molto caldo nelle ultime settimane, per via dell’inflazione e della dipendenza dalle fonti russe. La volontà di tagliare questo “cordone ombelicale” sta spingendo molti governi a pensare con una certa urgenza a fonti di approvvigionamento diverse e a metodi di stoccaggio e risparmio di energia.

Ci sono ancora un paio di misure. Sánchez ha inoltre stabilito di “rimpolpare” le borse di studio dei giovani over 16, che già usufruiscono di un sussidio scolastico, con ulteriori 400 euro. «Nessun giovane deve essere costretto ad abbandonare gli studi per necessità», e nessuno dovrebbe finire a dormire per strada. Il primo ministro, per arginare il fenomeno della povertà estrema, ha annunciato inoltre a realizzazione di un piano che trasformerà una vecchia caserma militare di Madrid in 12mila alloggi a gestione (per il 60%) pubblica.

«Questo governo non tollererà che imprese o singoli individui approfittino della crisi», ha concluso il premier spagnolo. Una linea nei fatti opposta da quella portata avanti dal governo italiano. Nella serata di giovedì 30 giugno, il Consiglio dei ministri guidato da Mario Draghi ha approvato il nuovo Decreto Bollette [4], contenente “misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale per il terzo trimestre 2022”. Un provvedimento che impegnerà le casse dello stato italiano per 3 miliardi di euro, ma che, al contrario della Spagna, non ha intaccato gli extraprofitti [5] conseguiti dalle imprese che importano gas in Italia a un prezzo molto più basso di quello di vendita. Proteggendo, in altre parole, gli utili di ENI.

Dal provvedimento definitivo è stata infatti eliminata la disposizione che da settimane circolava in diverse bozze e che riguardava l’applicazione di una tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche. Niente da fare per le famiglie italiane, che nei prossimi mesi – stando ai dati dell’Unione Nazionale Consumatori – si ritroveranno a fare i conti con bollette più salate dell’81,3% nel caso dell’energia e del 46% in quello del gas.

[di Gloria Ferrari]