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La Commissione europea ha bocciato la riforma della giustizia italiana

Nel capitolo dedicato all’Italia all’interno della Relazione sullo Stato di Diritto 2022, documento annualmente redatto dalla Commissione europea che analizza gli sviluppi dei sistemi giudiziari negli Stati membri, rientrano [1] diverse critiche nei confronti delle riforme del processo penale e del sistema giudiziario volute dal ministro Cartabia. Nel primo caso, la Commissione ritiene che il nuovo meccanismo dell’improcedibilità previsto dalla norma – capace di far estinguere i processi penali dopo due anni in Appello e un anno in Cassazione, con eccezione per reati particolarmente gravi – possa mettere a rischio “l’effettività del sistema giudiziario” specialmente “in relazione alla lotta alla corruzione”. Per quanto riguarda, invece, la riforma del Consiglio superiore della magistratura (CSM) e dell’ordinamento giudiziario, si ritiene che questa possa “comportare un’indebita influenza sui giudici”. La Commissione sottolinea come “in base agli standard europei, la ricerca di una maggiore efficienza non dovrebbe compromettere l’indipendenza del sistema giudiziario”.

Il riferimento è alle due riforme proposte da Marta Cartabia, ministro della Giustizia, relativamente al processo penale e al sistema giudiziario. Per quanto riguarda il primo caso, la legge 27 settembre 2021 n. 134 [2] ha delegato all’esecutivo l’attuazione dei principi e criteri direttivi in materia di “efficienza del processo penale e giustizia riparativa”. Ad ogni modo, l’art. 2 della norma contiene disposizioni di immediata applicazione: tra queste, vi è “l’istituto dell’improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione’’. Si introducono, dunque, dei limiti temporali entro cui arrivare alle sentenze: due anni per i processi in Corte d’Appello e un anno per quelli presieduti dalla Corte di Cassazione, al termine dei quali la sentenza impugnata verrà travolta e il caso archiviato. Tra le eccezioni dei reati gravi, non è prevista la corruzione, i cui processi si estingueranno automaticamente, a meno che il giudice non richieda un’estensione. “Le nuove misure rischiano di avere un impatto negativo sui processi penali, soprattutto quelli in corso, che potrebbero essere interrotti in modo automatico” avverte Bruxelles, invitando l’Italia a “uno stretto monitoraggio”.

Lo scorso 16 giugno, il Senato ha approvato [3] in via definitiva la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura (CSM) promossa da Marta Cartabia con 173 voti favorevoli, 37 contrari e 16 astenuti. Anche questa misura preoccupa la Commissione europea, che ha condiviso i dubbi del CSM e dei soggetti interessati in materia di “indebita influenza sui giudici“. In particolare, si legge nella Relazione sullo Stato di Diritto 2022, “la legge introduce una valutazione professionale dei magistrati che, tra le altre cose, terrà in considerazione il raggiungimento dei risultati attesi dai dirigenti dei Tribunali, nonché la possibilità di iniziare l’azione disciplinare in caso di mancato adeguamento alle indicazioni dei dirigenti sul modo in cui raggiungerli”. L’obiettivo di queste previsioni è quello dell’efficienza, tuttavia sono state criticate dai soggetti coinvolti per “la tendenza alla gerarchizzazione degli uffici giudiziari e un potenziale uso dei procedimenti disciplinari come strumento per tenere sotto controllo i magistrati”.

[di Salvatore Toscano]