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I 5 Stelle non votano la fiducia a Draghi: si apre ufficialmente la crisi di governo

Il governo Draghi si avvia verso la crisi. Nel voto di fiducia appena svoltosi al Senato sul dl Aiuti il Movimento 5 Stelle si è astenuto, uscendo dall’aula e sancendo così la propria fuoriuscita dall’esecutivo. Draghi ha comunque ottenuto il voto favorevole, ma nel pomeriggio dovrebbe salire al Colle per incontrare il presidente della Repubblica al quale dovrebbe rassegnare le dimissioni. O meglio, questo è quanto fino a questa mattina lo stesso Draghi ha di fatto assicurato, ribadendo che «non ci sarà un governo senza i 5 Stelle» così come «non ci sarà un altro governo Draghi». Ma come si sa le vie dei bizantinismi parlamentari italiani sono infinite e già si parla di possibili ripensamenti e della determinazione di Mattarella a convincere l’ex banchiere centrale europeo al dietrofront, ricomponendo una maggioranza di governo senza i 5 stelle, ma ad ogni modo in possesso dei numeri necessari dopo la fuoriuscita del Movimento della pattuglia governista guidata da Luigi di Maio.

È una storia che si scriverà nelle prossime ore. Per ora il dato politico è l’avvio di una crisi che porterà senza dubbio alla fine di questo governo, il terzo di una legislatura cominciata con il voto della maggioranza assoluta degli italiani a favore di due partiti politici (Lega e M5S) che nei programmi elettorali avevano promesso di ribellarsi senza compromessi alle imposizioni di Bruxelles per poi ritrovarsi ad appoggiare un esecutivo guidato dall’ex capo della BCE. I 5 Stelle si stanno dimostrando divisi anche in queste ore, basti sapere che le cronache parlamentari riportano come per tutta la mattina gli stessi vertici del movimento, tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, abbiano tentato di trovare un estremo compromesso, proponendo di non effettuare il voto di fiducia sul dl Aiuti, ma di approvarlo per normale via parlamentare, evitando in questo modo che la loro astensione comportasse la crisi di governo. Un paradosso per il governo che ha fatto segnare il record assoluto di voti di fiducia [1], imposti con frequenza senza precedenti per approvare in fretta e senza dibattito norme come il green pass e l’invio di armi in Ucraina. Draghi si sarebbe rifiutato, pretendendo di andare alla conta in Senato e inchiodando Giuseppe Conte alle proprie scelte.

Si chiude così una nuova impietosa pagina della diciottesima legislatura dell’Italia repubblicana. Se per ridare finalmente la parola ai cittadini italiani o se per ricostituire un nuovo governo di “responsabili” non è ancora possibile dirlo.