martedì 16 Aprile 2024

L’UE ha stabilito che gas e nucleare sono investimenti sostenibili

Con una votazione favorevole arrivata nella mattinata del 6 luglio a Strasburgo, il Parlamento Europeo ha stabilito che gas e nucleare sono investimenti sostenibili, respingendo una mozione contro la proposta della Commissione Europea. Se il Consiglio dell’Unione Europea – che insieme al Parlamento europeo detiene il potere legislativo in UE – non si opporrà (entro l’11 luglio), la proposta entrerà in vigore l’uno gennaio del 2023.

In pratica, se così fosse, a partire dall’inizio del nuovo anno nucleare e gas naturale verrebbero inseriti in una lista di attività economiche che l’UE considera a tutti gli effetti sostenibile dal punto di vista ambientale. È, in altre parole, il processo che gli esperti chiamano “tassonomia”, quell’elenco cioè di fonti che l’UE decide di incentivare in quanto valutate come green. La decisione del Parlamento, che di fatto considera nucleare e gas come fonti energetiche alla base della transizione ecologica, incide su presente e futuro: queste risorse, infatti, sarebbero fondamentali per soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione nei prossimi decenni.

Prima ancora che l’UE si esprimesse, il tema aveva suscitato negli scorsi mesi molte polemiche. Si tratta infatti di un argomento divisivo, che scalda soprattutto quando la discussione si focalizza sul nucleare.

Chi si è espresso in maniera contraria al suo inserimento nella tassonomia sostiene che, nonostante la produzione di energia attraverso le centrali nucleari non immetta nell’atmosfera grosse quantità di gas serra, le scorie che derivano dal processo di lavorazione sono difficili da gestire, e hanno bisogno di appositi spazi di smaltimento. Questa pratica, insieme ad alcuni altri processi, renderebbe (secondo i contrari) le centrali nucleari poco sicure. È un pensiero che la Germania ha sostenuto fin dall’inizio, scontrandosi con la Francia, che invece fa già ampio uso del nucleare nel proprio paese per produrre energia elettrica.

Contrari, insieme alla Germania, anche Austria e Lussemburgo che, tra l’altro, hanno annunciano di volersi opporre alla decisione del Parlamento agendo per vie legali. “Sin dall’inizio dei negoziati il Lussemburgo si è opposto alla possibile inclusione dell’energia nucleare e del gas naturale nella tassonomia. La vera transizione verso la neutralità climatica deve prescindere dai combustibili fossili oltre che dall’energia nucleare. Si tratta di una tecnologia costosa e altamente pericolosa non solo per i cittadini, ma anche per l’ambiente e le risorse naturali”, si legge in una nota ufficiale del Lussemburgo. Quello che è evidente, a prescindere dagli schieramenti, è che sul tema l’Europa non è per niente compatta.

Sul gas invece la polemica è un po’ meno accesa, anche se dopo lo scoppio della guerra alcuni paesi hanno sostenuto l’ipotesi che la tassonomia possa in qualche modo aumentare gli introiti russi in Europa. Su questo punto si è espressa anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che invece ha ipotizzando, in un futuro non troppo lontano, un taglio totale delle importazioni di gas russo.

A proposito di Russia e di guerra, sulla decisione UE ha detto la sua anche l’Ucraina, che alla vigilia della votazione ha chiesto ai deputati di schierarsi a favore, perché un’esclusione del gas dalla tassonomia “metterebbe in difficoltà la ricostruzione post bellica del settore energetico ucraino” fonte di sostentamento del paese, ha scritto il Ministro dell’Energia German Galushchenko in una lettera.

Sul piede di guerra invece molte associazioni ambientaliste, che dissentono dall’introduzione in tassonomia sia del nucleare che del gas. Per Greenpeace, ad esempio, il voto positivo del Parlamento è da considerarsi “oltraggioso: è oltraggioso etichettare il gas fossile e il nucleare come verdi e far fluire così più denaro verso le casse che finanziano la guerra di Putin in Ucraina”. L’associazione intende muoversi per vie legali, chiedendo una revisione interna del documento adottato. E, se non dovesse bastare, la promessa è di portare il caso davanti alla Corte di Giustizia europea. Dello stesso avviso anche il WWF, secondo cui il Parlamento sta andando contro ai tentativi di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5° C.

[di Gloria Ferrari]

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