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L’Italia ha ancora un problema con la dispersione scolastica

Secondo gli ultimi dati Eurostat, l’Italia sarebbe uno dei Paesi con il tasso più alto di abbandono scolastico. Con il suo 13,1% raggiunto nel 2020, il Bel Paese vive un’imponente dispersione scolastica, l’insieme di fenomeni che definiscono una cattiva – o, nei casi peggiori, quasi assente – istruzione. L’Italia vede dunque studenti che scelgono di abbandonare la scuola fin da giovanissimi, altri che invece ripetono più volte anni scolastici e in generale molti alunni che sono in ritardo con gli studi per i più disparati motivi. Tutto questo e altro compone ciò che viene definito come “dispersione scolastica”, di cui l’Italia è uno dei migliori esempi in Europa solo dopo Malta (con il 16,7%), la Spagna ( con il 16%) e la Romania (15,6%).

Gli studenti demotivati che cercano altro al di fuori della scuola si collocano perlopiù nelle regioni del Sud Italia, zone più povere della penisola. Il primo posto nella triste classifica è occupato dai ragazzi siciliani, in quanto il 19,4% di loro si ferma prima di iniziare le superiori. Eppure esiste un paradossale picco anche a Trento, dove si riscontra la seconda percentuale più alta di studenti che prendono solo la terza media per poi abbandonare il percorso scolastico, con una percentuale del 19%.

L’imponente abbandono scolastico e il palese livello troppo basso di istruzione dei cittadini italiani ha spinto il Governo a prendere provvedimenti. Il 24 giugno 2022 è infatti stato approvato il DM 170, volto a definire in che termini contrastare la dispersione scolastica. Il decreto approvato è interno al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) [1], manovra volta a migliorare qualitativamente più settori. Per quanto riguarda l’argomento istruzione, il Ministero competente ha stanziato 500 milioni di euro per ora (parte del miliardo e mezzo del finanziamento previsto) per interventi sulla fascia di studenti che va dai 12 ai 18 anni.

Un’iniziativa che nasce da un vero e proprio bisogno, visto come gli studenti italiani siano stati riconosciuti tra i meno intenti a continuare gli studi o a prendere in maniera seria i percorsi scolastici. Non a caso il 9,5% dei diplomati finirebbe le superiori con competenze base assolutamente inadeguate, almeno stando alle prove Invalsi. Ecco dunque come nel PNRR sia stato essenziale porre anche un ingente finanziamento alle scuole, che entro il 2026 si spera vedano un netto miglioramento. L’intenzione è infatti quella di arrivare alla data prefissata con almeno 2,9 punti percentuali di abbandono scolastico in meno. Per questo è ora stato approvato il primo step del piano per contrastare la dispersione scolastica. I primi 500 milioni di fondi degli 1,5 miliardi di euro sono indirizzati a più di 3.000 istituti scolastici, perlopiù collocati nel Sud della Penisola (il 51,16% del totale, nonché 255,8 milioni di euro). Per quanto le intenzioni sembrino buone, alcuni sindacati hanno criticato a priori l’azione del governo [2], in quanto dare soldi “alla cieca” senza davvero comprendere quale sia il problema di fondo non potrà mai essere una soluzione efficace e definitiva.

[di Francesca Naima]