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Caso Assange: depositato all’Alta Corte di Londra il ricorso contro l’estradizione

L’istanza di ultimo appello contro il decreto di estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti è stata depositata presso l’Alta Corte di Londra dai suoi avvocati difensori: si tratta dell’ultimo tentativo per impedire il trasferimento del giornalista in una prigione di massima sicurezza americana, dove rischia fino a 175 anni di detenzione per aver divulgato [1] documenti secretati del governo americano, tra i quali numerosi che ne dimostrano i crimini di guerra nel corso dei conflitti in Iraq e Afghanistan.

Come spiega [2] la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, nel caso in cui la richiesta, che riguarda questioni procedurali, fosse accettata, Assange potrebbe sfruttarla in vari gradi di giudizio britannico, fino a giungere alla Corte Suprema. Potrebbe anche decidere di rivolgersi direttamente alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, ma in quel caso l’ordine di estradizione diverrebbe esecutivo. Assange si trova ad oggi recluso nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh – dove ieri ha festeggiato i suoi 51 anni. L’appello presentato dagli avvocati difensori dovrebbe contenere [3] nuove informazioni che il team legale non era riuscito a presentare in precedenza in tribunale.

Ad opporsi all’estradizione di Assange sono diverse associazioni internazionali per la libertà di informazione e i diritti umani, tra le quali Amnesty International, che ha definito [4] la sentenza di conferma dell’estradizione del giornalista negli Stati Uniti “un messaggio agghiacciante” per i giornalisti di ogni parte del mondo. Le iniziative in suo sostegno si moltiplicano all’interno di diverse realtà, grandi e piccole: Lucera, per esempio, è stato il primo Comune italiano a conferire al fondatore di WikiLeaks la cittadinanza onoraria, in quanto, come ha dichiarato il consigliere comunale che ha avanzato la proposta, «Assange è un simbolo su cui dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione, anche per quello che può rappresentare nel nostro paese. Abbiamo bisogno di giornalisti liberi e portatori di verità».

Nella giornata di domenica 3 luglio si è inoltre svolto un sit-in [5] di protesta del Comitato per la liberazione di Julian Assange in all’esterno del Consolato britannico di Milano. Il 16 giugno lo stesso Comitato aveva presentato alla Prefettura di Milano i moduli con oltre 2000 firme rivolte al Presidente Mattarella, chiedendo che si facesse parte attiva nella difesa di Assange. Anche il consiglio nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha rinnovato il proprio sostegno ad Assange e alla richiesta di non estradizione.

[di Valeria Casolaro]