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La verità sull’OMS raccontata dal suo ex capo ricercatore: intervista a Francesco Zambon

Francesco Zambon era a capo dei ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che scrissero un rapporto sulla gestione della prima ondata della pandemia da parte del Governo italiano, pubblicato il 13 maggio 2020. Questo svelava che il piano pandemico – ovvero lo strumento per contrastare le emergenze di questo tipo – non veniva aggiornato dal 2006, ma era stato sostanzialmente ricopiato e presentato come nuovo per ben 15 anni e si definiva la risposta del governo italiano alla pandemia come “caotica, creativa e improvvisata”. Il rapporto scomparve dal sito dell’OMS dopo 24 ore, ufficialmente perché conteneva alcuni errori, e non è più stato pubblicato. Zambon ha rivelato, prima ai vertici OMS e poi, dopo che questi non erano intervenuti, alla stampa quanto accaduto e da allora per lui è iniziata una sorta di via crucis. Ha subito pressioni che lo hanno portato alle dimissioni e ora ha sette processi in corso. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare del suo caso e di come funziona realmente l’OMS, ovvero l’agenzia Onu che dovrebbe tutelare la salute pubblica del mondo intero.

13 maggio 2020, per lei da quel momento è iniziata una vicenda molto particolare: ce la può descrivere?

È una vicenda che mi ha stravolto la vita. Il fatto che l’abbia stravolta a me è cosa di poco conto. Ben più importante è la contro-narrazione creata ad arte che la stampa ci propone in questi mesi. L’opinione pubblica che ha seguito la storia del rapporto OMS censurato ricorderà che  descrivevamo la risposta italiana come “caotica, creativa e improvvisata.” E proprio per questo il Governo fece di tutto – oggi lo sappiamo per certo – per farlo ritirare. Il ministro Speranza continua a ripetere che “non c’era un piano di istruzioni”, ma questo non è vero nella maniera più assoluta. Il manuale delle istruzioni si chiama piano pandemico, che c’era, ma non era aggiornato. Quello che deve spiegare ai cittadini è perché quel piano – pur vecchio – non è stato attuato.

Per quale ragione il rapporto da lei coordinato è stato censurato dall’OMS?

È importante sapere che nessuno all’interno dell’OMS ha mai mosso degli appunti di merito segnalando i presunti errori contenuti nello studio. È inoltre da segnalare il fatto che l’OMS abbia anzi diffuso un documento al proprio personale – da tutti consultabile su internet – nel quale si spiegava come rispondere alla stampa, prescrivendo che in caso di domande su quali fossero gli errori contenuti nel rapporto ci si dovesse limitare ad affermare che vi erano delle “inaccuratezze fattuali”. Vi è stata copertura e omertà da parte di un organo che rimane intoccabile sia dall’esterno che dall’interno e che andrebbe completamente riformato, partendo dalla rimozione dei suoi vertici.

Crede sia stata una circostanza particolare quella di cui è stato vittima o dentro l’OMS c’è un problema di conflitti d’interesse politici che ne minano l’indipendenza?

Quello dei conflitti d’interesse dentro l’OMS è un problema scottante del quale ovviamente l’Organizzazione preferisce non parlare. Io credo che il caso che mi ha visto protagonista servirà in futuro per sviscerare alcuni problemi cardine dell’OMS. L’OMS è un organo indipendente delle Nazioni Unite e per il suo corretto funzionamento deve essere immune da ogni influenza esterna. Per essere tale l’Organizzazione si è dotata di un regolamento ferreo, ad esempio tutte le aziende e partner non governativi che ottengono contratti devono dichiarare di non avere conflitti di interesse con l’Organizzazione. Ma questo regolamento non si applica verso i potenziali conflitti d’interesse dei suoi stessi dipendenti, e non si tratta di rari casi.

Il suo caso inoltre mi pare dimostri che anziché preoccuparsi dell’esistenza di conflitti d’interesse interni ci si premuri di contrastare chi li denuncia…

Nell’episodio che mi ha riguardato i vertici si sono occupati di attaccare, fino a distruggerlo, chi ha segnalato agli organi di competenza un illecito. Nel codice dell’OMS c’è scritto che ogni dipendente che vede un illecito lo deve riportare agli organi dipendenti, ed è quello a cui io mi sono attenuto, segnalando quello che a me era sembrato un abuso. Ma non ci si è preoccupati di verificarlo, anzi sono stato attaccato io e mi sono state praticate ritorsioni fino a obbligarmi alle dimissioni. Credo che il mio caso sia stato trattato come esemplare, nel senso che la durezza con la quale sono stato colpito era funzionale anche a scoraggiare quanti avrebbero potuto pensare di fare come me in futuro.

L’OMS ha un problema di personale, nel senso che alcuni al vertice non seguono i principi che dovrebbero guidarli, o il problema è più ampio e strutturale, investendo le fondamenta stesse dell’Organizzazione?

Io credo che i principi fondanti siano ancora validi. L’OMS è nata dopo due guerre mondiali, per rispondere a un desiderio generale e profondamente sentito di solidarietà e cooperazione tra gli Stati. I principi fondanti non potrebbero essere migliori. Ma non è possibile che l’OMS non si sia adeguata ai cambiamenti e alle distorsioni che si sono presentate durante la sua storia. Oggi i versamenti obbligatori che gli Stati versano all’Organizzazione coprono appena il 20% del bilancio, il resto dipende da donazioni volontarie di soggetti privati o di fondazioni o da singoli governi. Questo genera automaticamente un rischio di conflitti d’interesse ed è fonte di sbilanciamento negli stessi progetti portati avanti dall’OMS.

Molte delle iniziative stesse dell’OMS sono partnership pubblico-private, come COVAX, finanziata in parte dalla fondazione di Bill Gates. Questi cosiddetti filantropi secondo lei offrono solo un aiuto disinteressato o in cambio ottengono un reale potere sull’istituzione?

È assolutamente ovvio che in cambio possono ottenere del potere di indirizzo. Teniamo presente che la gran parte delle donazioni non vanno a finanziare l’Organizzazione nel suo complesso, ma singoli progetti – nel caso di COVAX la distribuzione di vaccini anti Covid ai Paesi poveri – ed è chiaro che il finanziatore ottiene poi un potere d’indirizzo sul progetto stesso, visto che ne garantisce la stessa esistenza. Sarebbe oltretutto ora di chiedersi realmente cosa spinge i filantropi a donare, verificando se si tratti di vera beneficenza o se in realtà queste donazioni alimentano ulteriormente il loro capitale. I cittadini devono iniziare a farsi questo tipo di domande.

Abbiamo riscontrato come in molti degli enti governativi deputati all’autorizzazione dei farmaci, come l’Ema in Europa e l’Fda negli Usa, vi è un grosso problema di porte girevoli, ovvero di dirigenti che dopo essere stati dipendenti di multinazionali del farmaco diventano dipendenti dell’ente deputato ad approvarne i prodotti. Esiste anche nell’OMS un problema del genere sui dipendenti?

Assolutamente si. L’OMS ne è piena, specie nelle posizioni apicali, di dirigenti che in passato hanno lavorato per aziende farmaceutiche. Ma io non credo che sia questo il problema: un professionista ha una carriera e per arrivare ai vertici necessariamente compie dei passaggi che spesso si fanno nelle aziende. Non deve essere posto un bollino nero su chi ha lavorato per una multinazionale del farmaco, cosa che potrebbe anzi privarci di persone effettivamente molto capaci. Certo sarebbe opportuno che chi ha lavorato, ad esempio, alla Pfizer non lavorasse all’approvazione del vaccino prodotto dalla medesima azienda. All’interno dell’OMS vi dovrebbe essere un potente organo di controllo che in questo momento manca completamente. Sul mancato funzionamento degli organi di controllo esiste un caso esemplare, poco raccontato.

Mi dica pure…

Tra il 2018 e il 2020 in Congo 21 dipendenti dell’OMS si sono macchiati di stupri ai danni di donne locali, almeno 83 casi certificati da un’indagine indipendente. Dall’inchiesta è stato rivelato che il capo dell’ufficio etico dell’OMS e il capo dell’ufficio investigazioni, ovvero proprio gli organi che avrebbero dovuto controllare casi come questi, sapevano dei fatti e per un certo tempo hanno coperto i colpevoli. Pensare che avvengano abusi sessuali, o contratti dati in cambio di prestazioni sessuali durante una missione di emergenza di Ebola in un Paese provato come il Congo, è un abominio. In una organizzazione sana le teste dei vertici sarebbero dovute saltare, a cominciare da quella del direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che invece si appresta ad essere rieletto in elezioni farsa nelle quali sarà l’unico candidato perché nessuno Stato membro ha proposto nomi alternativi.

Perché una OMS forte e indipendente dovrebbe essere desiderata dai cittadini? Quale importanza potrebbe ricoprire nella tutela della salute pubblica?

Questa è una questione importantissima. È l’OMS l’ente che, se funzionasse correttamente, potrebbe con trasparenza ed efficacia aiutare a risolvere correttamente problemi rilevanti di salute pubblica globale, come quello appena vissuto con il Covid. È l’OMS che avrebbe dovuto fare luce ad esempio su quanto accaduto nel laboratorio di Wuhan, dove invece è stata inviata una missione farsa dove uno degli studiosi nominati dall’OMS per indagare, Peter Daszak, era intriso di palesi conflitti d’interesse avendo lavorato a stretto contatto con il laboratorio stesso. Queste non sono opinioni, sono fatti. L’OMS nelle indagini non è stato né trasparente, né indipendente, né tempestivo. Questa è una questione che dovrebbe interessare profondamente i cittadini.

A Wuhan abbiamo scoperto l’esistenza dei laboratori biologici dove si lavorano i virus anche con metodi controversi come la gain of function. Con il conflitto in Ucraina abbiamo appreso che anche in quel paese esistono biolaboratori, tanto che l’OMS stessa ha lanciato l’allarme chiedendo a Kiev di distruggere gli agenti patogeni presenti. Che idea si è fatto di questi laboratori? L’OMS riesce a monitorarli e sapere cosa vi succede all’interno?

Vi sono diversi livelli di biolaboratori. Quelli che trattano virus potenzialmente molto pericolosi e fanno esperimenti rischiosi come la gain of function sono di livello 4 e di questi abbiamo un censimento preciso. In Ucraina, almeno ufficialmente, non ce ne sono. Tuttavia gli agenti patogeni possono essere contenuti anche in laboratori di ordinaria manutenzione e sono moltissimi, anche in Italia. Questi esistono anche in Ucraina e rappresentano ovviamente un potenziale rischio. Ma non abbiamo dati attendibili.

Nemmeno l’OMS li ha?

No, l’OMS ha le informazioni che gli passano gli Stati. Non ha potere investigativo.

L’OMS non ha l’autorità per esigere di visitare laboratori potenzialmente pericolosi per la salute mondiale?

No, è una delle riforme necessarie. Per ora può solo limitarsi a chiedere allo Stato che ospita i laboratori di essere gentilmente invitata.

E per quanto concerne i laboratori più pericolosi, che effettuano la gain of function, cosa sappiamo?

Molto poco. Sono sottoposti a controlli di tipo militare dagli Stati. Non c’è possibilità di sapere cosa viene fatto all’interno. Non esiste un organo di controllo sui laboratori di livello 4 a livello mondiale e non credo che esisterà. Sono laboratori di stampo militare. Da questi laboratori ovviamente sorgono domande decisive per la sicurezza globale.

Lei ha affermato che l’OMS deve essere profondamente riformata, quali sono i punti che dovrebbero essere affrontati a suo parere?

Innanzitutto deve cambiare la struttura dei finanziamenti che ho descritto, deve essere maggiormente finanziata dagli stati membri e meno dalle donazioni. In secondo luogo vi deve essere maggiore trasparenza su come vengono impiegati questi fondi. Poi deve cambiare il meccanismo, del tutto politico, con il quale viene scelto il direttore generale introducendo una scelta che abbia natura meritocratica. Inoltre deve essere de-politicizzato il processo di selezione dei dirigenti. Sono punti critici già messi nero su bianco dalla commissione indipendente sopra citata ed è ora che vengano messe in atto queste riforme. Spero che i cittadini e la stampa, finita l’emergenza, si ricordino di questa necessità e facciano pressione, perché l’OMS non è una cosa dell’iperuranio, ma è l’istituzione delegata alla tutela della salute di tutti noi. I cittadini hanno il potere di esigere questo e molto altro.

In ultimo vorrei tornare sul suo caso personale. Mi ha personalmente colpito come alcuni grandi giornali italiani del cosiddetto mainstream abbiano trattato il suo caso. Alcuni l’hanno chiamata “idolo dei no vax”, mentre in un’intervista apparsa sul principale quotidiano italiano – con tutte le questioni di pubblico interesse che vi sarebbero da chiederle – hanno ritenuto opportuno domandarle se fosse vaccinato e cosa ne pensasse del green pass. Sembra quasi vi sia un sottile tentativo di screditarla al fine di difendere le istituzioni, gettandola nel calderone da talk-show. La domanda quindi è: avendoci avuto suo malgrado molto a che fare ultimamente, che idea si è fatto della stampa italiana?

Ho coltivato una distinzione netta. I quotidiani maggiori, spesso solo per tiratura ma non certo per qualità, hanno trattato il mio caso in maniera certamente filo-governativa. Su vaccini e green pass ho espresso la mia opinione da medico che legge articoli scientifici e su quelli si basa. I vaccini, in linea generale, sono una delle grandi conquiste della medicina, ma su questi vaccini – ai quali io mi sono sottoposto tre volte – ho moltissimi dubbi e credo che alle aziende produttrici andrebbe chiesto conto di come sono stati condotti i trial visto che la protezione dura solo pochi mesi, talvolta con il titolo anticorpale che scende a zero. Allo stesso modo, non c’è evidenza scientifica di nessun tipo che supporti l’istituzione del green pass per come lo abbiamo inteso noi. Ma chi esprimeva una opinione diversa diventava e diventa immediatamente un complottista e messo al bando. Ecco, questo di per sé è un atteggiamento antiscientifico, perché la scienza è dubbio. Purtroppo la stampa italiana non ha alcuna indipendenza né volontà di dare spazio ad opinioni diverse dal mainstream.

*NOTA: l’intervista, originariamente rilasciata sul numero 10 del Monthly Report [1] de L’Indipendente, è stata registrata il 3 maggio 2022.

[di Andrea Legni]