venerdì 19 Aprile 2024

Il boom edilizio “drogato” del Superbonus rischia di far finire l’Italia in lacrime

Da circa dieci giorni, i 33,8 miliardi di euro stanziati dallo stato italiano per il Superbonus del 110% per il periodo 2022/2023 sono terminati, con mesi di anticipo sulla scadenza naturale. Così come la nascita della misura aveva attirato le attenzioni internazionali, anche la sua fine – abbastanza probabile viste le dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi – ha fatto discutere. L’agenzia di stampa britannica Reuters, in un articolo che sta avendo ampia risonanza mediatica nelle ultime ore, ha ribadito ciò che già era nell’aria: la prematura fine del Superbonus potrebbe inceppare definitivamente il complesso sistema di credito d’imposta che coinvolge banche, imprenditori e cittadini, portando a migliaia di fallimenti e licenziamenti. Questo, unitamente all’inflazione e alle scelte restrittive della Banca Centrale Europea (BCE), «potrebbe far precipitare la debole economia italiana verso la recessione».

Il processo del Superbonus aveva subito un rallentamento già nei mesi scorsi, in seguito ai controlli relativi ai casi sospetti di frode che nel frattempo hanno lasciato centinaia di aziende senza retribuzione. A questo punto si è innescato un effetto domino che ha coinvolto in seconda battuta i lavoratori delle imprese e i fornitori. Decine sono state, dunque, le proteste nei confronti del governo, di cui riportiamo una testimonianza.

I segnali di crisi sono già presenti nei dati ufficiali: ad aprile, la produzione riguardante il settore delle costruzioni è scesa per la prima volta in nove mesi. A diminuire a maggio è stata invece la fiducia da parte dei consumatori nel mondo edile. Così, il bonus definito a novembre scorso «una misura di grande successo» dall’Osservatorio del settore delle costruzioni della Commissione europea, è stato bollato da Reuters come «l’ennesima italianissima storia di inventiva, frode e burocrazia». Perdere credibilità all’estero in un settore che l’anno scorso ha contribuito per 0,9 punti percentuali (su un totale di 6,6%) alla crescita economica del paese non può che gravare sulla sua affidabilità. Minore affidabilità si traduce in maggiori rendimenti sui titoli di stato e quindi in maggiori costi per attrarre capitali e far fronte al debito pubblico, che di riflesso cresce.

All’interno del suo articolo, Reuters ha sottolineato come il sospetto frodi per un valore di oltre 2 miliardi di euro fosse legato soltanto in minima parte al Superbonus. L’allarme avrebbe fatto dunque da ponte a Mario Draghi per «criticare aspramente la misura». Il presidente del Consiglio ha affermato che il Superbonus non solo ha generato truffe, ma ha anche aumentato i costi perché i clienti, consci del rimborso, non avevano bisogno di contrattare i prezzi con le aziende. A questo punto, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha rincarato la dose, affermando che la misura introdotta dal governo Conte e rinnovata dall’esecutivo Draghi stia «drogando il settore e contribuendo all’inflazione». Tuttavia, tali affermazioni non trovano supporti nei dati Eurostat, secondo cui l’inflazione dei costi di costruzione italiani nel quarto trimestre del 2021 si è attestata al 5,5%, ben al di sotto della media dell’area euro dell’8,9%. Allo stesso tempo, le imprese hanno puntato il dito contro le manovre dell’esecutivo, in particolare contro la decisione di limitare gli scambi e la vendita dei crediti d’imposta da una banca o da un’azienda all’altra, un meccanismo su cui si basava il sistema per ricorrere alla liquidità in caso di bisogno.

[di Salvatore Toscano]

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6 Commenti

  1. scusatemi, ma per dirne una…forse non tutti sanno che:

    Draghi ha affidato la gestione del PNRR italiano alla McKinsey
    la multinazionale McKinsey ha una bella reputazione, infatti è stata condannata in USA

    “Il colosso della consulenza McKinsey ha accettato di pagare 573 milioni di dollari per accordarsi con le richieste di 49 stati americani secondo cui la società ha contribuito ad alimentare l’epidemia di dipendenze a base di oppioidi fornendo consulenza di marketing a produttori di farmaci tra cui Purdue Pharma e Johnson & Johnson. McKinsey, con sede a New York…”
    da: il Sole 24ore finanza del 4 feb.2021
    https://www.ilsole24ore.com/art/consulenze-e-oppioidi-mckinsey-paga-573-milioni-49-stati-americani-AD0x8jHB

    McKinsey è la trentacinquesima più grande azienda privata degli Stati Uniti con 10,5 miliardi di dollari di ricavi nel 2019, stima Forbes. Ha uffici in più di 130 città e 65 paesi, secondo il suo sito web.

  2. forse Draghi è stato bravo a fare gli interessi di Goldman Sachs (dal 2002 al 2005 vicepresidente e membro del Management Committee Worldwide della nota banca d’affari americana), forse è bravo a fare gli interessi di Biden (presidente USA) e forse della NATO…etc etc…
    ma la domanda è: siamo sicuri che Draghi sia in grado di fare gli interessi degli italiani?

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