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La Germania dovrà risarcire le vittime della strage nazista di Marzabotto

La Repubblica Federale Tedesca dovrà risarcire le vittime degli eccidi compiuti nel 1944 a Monte Sole – meglio conosciuti come la “strage di Marzabotto” – dalle “Waffen SS”: è quanto ha stabilito una sentenza [1] del Tribunale di Bologna firmata dal giudice Alessandra Arcieri ed arrivata in seguito ad un procedimento promosso in sede civile da 33 familiari ed eredi di alcune delle tante vittime della strage, che hanno chiesto alla Germania di pagare per i crimini di guerra ed i massacri perpetrati dai propri soldati. Ebbene, questi ultimi secondo quanto disposto con la sentenza “agirono seguendo l’ordine di ‘uccidere tutti e distruggere tutto'”, conle atrocità compiute” che “non dipendevano da scelte individuali dei militari impegnati sul campo, bensì erano parte integrante di un preciso disegno strategico ideato al vertice del Reich”.

A niente sono serviti i tentativi di opporsi alla richiesta da parte della Germania, che puntando su una serie di questioni tecniche di diritto, come la prescrizione del diritto al risarcimento, ha cercato di evitare tale decisione. Molto più rilevanti evidentemente le motivazioni del team di legali dei familiari, il quale è riuscito ad ottenere una sentenza di grande importanza, che non si attiene al principio dell’immunità degli Stati rispetto ai risarcimenti per i crimini di guerra commessi dai propri militari, stabilito nel 2012 da una pronuncia [2] della Corte internazionale dell’Aja. Con il provvedimento, infatti, è stato sancito il diritto delle vittime a chiedere giustizia non solo sul piano penale – nell’ambito del quale, tra gli altri, già vi è stato negli scorsi anni un processo che ha portato alla condanna all’ergastolo di 10 militari delle SS – ma anche su quello civile, con la possibilità di chiamare in causa i governi alle spalle degli eserciti. Del resto, però, bisogna ricordare che le iniziative prese dal nostro Paese per recepire i precetti sanciti dalla Corte internazionale dell’Aja si sono arenate per motivi costituzionali. Di conseguenza, quando a breve verrà quantificato il risarcimento in questione, i familiari delle vittime ne beneficeranno grazie a fondi messi a disposizione dall’Italia, che probabilmente poi tenterà di rivalersi sulla Germania.

La sentenza, poi, risulta essere importante anche poiché potrebbe fare da apripista giudiziario e portare a decisioni simili anche per altri massacri. «Si tratta di un monito per i fatti del passato, ma anche per i crimini di guerra e per i crimini di lesa umanità che affliggono il mondo contemporaneo», hanno infatti spiegato i legali dei 33 familiari delle vittime al quotidiano la Repubblica. In tal senso, come precisato dall’avvocato Andrea Speranzoni, «la sentenza contiene una sua straordinaria modernità anche se affronta fatti ed azioni lontane nel tempo», modernità rilevante dato che «i crimini di guerra ed i crimini di massa sono continuati ben oltre il 1945 ed ancora continuano in molti luoghi del mondo».

A prescindere dal modo in cui la sentenza potrebbe influenzare le decisioni future su casi simili, però, ad essere certo è il fatto che dopo oltre 70 anni è stata fatta giustizia nei confronti della strage di Marzabotto, il cui nome deriva dal maggiore dei comuni colpiti. Si tratta infatti di un insieme di stragi che vennero compiute dalle truppe nazifasciste in Italia, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna. Fu un crimine contro l’umanità nonché uno dei più gravi crimini di guerra compiuti contro la popolazione civile, istigati da Albert Kesselring, il massimo responsabile della conduzione della guerra antipartigiana in Italia ed eseguiti dalla Wehrmacht, dalle SS e da militari fascisti travestiti da truppa tedesca. La strage, infatti, provocò 775 morti accertate.

[di Raffaele De Luca]