- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Il villaggio globale, la grande illusione

Ma quale villaggio globale? Quella di Marshall Mc Luhan (1964, Understanding Media) è stata la grande illusione di un ottimista.

Credere che il mondo, prima meccanico poi elettrico poi informatico, avrebbe incontrato una ovvia evoluzione verso il dominio dell’istantaneo, condiviso in tutto il mondo è stata una genialata ma a scadenza. Immaginare che l’essere umano si sarebbe via via virtualizzato trasformandosi nelle sue estensioni mediatiche è stata una azzeccata profezia

Nessun sereno villaggio globale però, nessun volo di farfalla in Cile che si riflette in India, la New Age andava bene trent’anni fa. Ora, più che sottigliezze spirituali c’è una banda di squallidi avvelenatori che ha sostituito il pensiero della interdipendenza con quello della sudditanza, che ha trasformato il contagio in un meccanismo di comunicazione, che usa la paura come una religione che chiede osservanza. 

Un gruppettino di profeti dei fatti loro e dei loro oscuri interessi che vuole tenerci sotto scacco con la minaccia di pericoli creati ad arte, come padri traditori che castrano i figli. Altro che villaggio globale, altro che orizzonti della globalizzazione visionaria, altro che siamo tutti fratelli quando invece vengono imposte decisioni senza il consenso degli interessati.

Il progresso, nella sua veste liberatoria, si è bruscamente fermato, convertendosi nei dettami di una oligarchia autoreferenziale che ha vanificato l’esistenza di una qualsiasi politica. 

I gentili signori del Club degli Stravaganti – leggetevi il racconto di Chesterton – non sanno nemmeno lontanamente che nel mondo antico l’armonia universale non era un principio economico finanziario, non aveva a che fare col lucroso traffico delle armi spacciato per difesa necessaria, non aveva una base ipocrita, utilitaristica ma cosmica, mitica. 

Il principio della globalizzazione dipendeva allora da un principio aritmetico e  musicale – da Pitagora fino a Plotino – riguardava il moto degli astri, la sinfonia e la consonanza di tutte le cose terrestri e celesti, un concerto che non andava alterato.

In ultima analisi, voi che governate, per favore, andate a scuola prima di andare in guerra

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]