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Sconfiggere i parassiti del caffè senza sostanze chimiche: la sfida degli indigeni messicani

In Messico gli indigeni stanno cercando di sconfiggere i parassiti del caffè senza utilizzare sostanze chimiche. Siamo a Sierra Norte de Oaxaca e i coltivatori stanno testando un sistema per combattere la ruggine del caffè, malattia fungina che, diffusasi nella regione, da anni sta devastando le piantagioni.

Quando, nel 2015, il fungo Hemileia vastatrix è arrivato a Santiago Atitlán, i coltivatori indigeni sono stati colti di sorpresa e, di conseguenza, impreparati. Il parassita, infatti, è entrato in contatto con le piante riducendo la loro capacità di effettuare la fotosintesi clorofilliana. Le foglie hanno cominciato a cadere e le ciliegie contenenti i chicchi di caffè – i quali si sono rimpiccioliti – a diminuire, influendo profondamente sulla qualità del prodotto. Da allora è avvenuto un calo della produzione di caffè di circa l’80%; una situazione che ha spinto molti coltivatori ad abbandonare villaggi e raccolti per mettersi alla ricerca di una nuova vita in altre parti del Messico.

Il caffè è la fonte di reddito principale per moltissime comunità indigene messicane, ma con il cambiamento climatico [1], Hemileia vastatrix continua a esistere. Basta infatti un piccolo aumento della temperatura e dell’umidità (precipitazioni intense) che il fungo prolifera indisturbato. Per questo motivo, dopo il disastro del 2015, l’organizzazione non a scopo di lucro CEPCO [2] (Coordinadora Estatal de Productores de Café de Oaxaca) ha proposto agli agricoltori un piano ben preciso: abbattere le “vecchie” piantagioni di caffè e ripiantare. L’obiettivo principale? Fare crescere il caffè in un ambiente ombreggiato, secco e privo di sostanze chimiche tossiche, per ricercare le varietà più resistenti al fungo. Grazie all’iniziativa si sta testando la resistenza di oltre 27 varietà, le quali vengono piantate l’una accanto all’altra per verificare la loro reazione se esposte al parassita. I semi delle piantagioni più resistenti vengono poi raccolti e venduti, o ripiantati.

In questo contesto il supporto tecnico è fondamentale. Ci vogliono, infatti, degli esperti per studiare e valutare il comportamento delle piantagioni. Solo il 2% di tutti i produttori, tuttavia, può beneficiare di questo tipo di supporto, in quanto non ci sono abbastanza esperti e la formazione in questo senso richiede tempo. Pertanto, CEPCO sta collaborando con il governo messicano al fine di fornire tale supporto educativo agli agricoltori di tutta Oaxaca: da come piantare nuove piantine o fare riprendere quelle già esistenti, a come occuparsi dei raccolti individuando le varietà più resistenti alla ruggine del caffè.

[di Eugenia Greco]