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Draghi, Scholz e Macron vanno a Kiev, e la Russia ci taglia il gas

Oggi sarà il terzo giorno consecutivo in cui Gazprom fornirà parzialmente gli approvvigionamenti di gas all’Italia. Mercoledì, il colosso russo degli idrocarburi ha notificato a Eni una diminuzione del 15% nelle forniture, passando poi al 35% e, infine, al 50% nella giornata odierna. Il taglio delle esportazioni ha colpito a inizio settimana anche la Germania, quando Gazprom ha annunciato la riduzione del 40% del gas inviato in Europa attraverso il gasdotto Nord Stream (che collega Russia e Germania), passando dai 167 milioni di metri cubi esportati al giorno a 100 milioni. La motivazione ufficiale fornita da Gazprom riguarda problemi infrastrutturali e tecnici, tuttavia non mancano i dubbi sulle ipotesi geopolitiche. Nel frattempo, il prezzo del gas schizza sul mercato europeo: ad Amsterdam, i contratti futures di luglio sul gas naturale segnano +7,75%, stabilendosi a 134 euro/MWh dopo aver raggiunto ieri il picco di 149 euro/MWh.

L’Italia riceverà oggi la metà dei 63 milioni di metri cubi di gas previsti su base giornaliera. A compensare il primo taglio (del 15%) di forniture, sono stati le importazioni provenienti da Algeria e TAP (Gasdotto Trans-Atlantico) e l’uso dei rigassificatori, che trattano il gas naturale liquefatto proveniente dai paesi del Nord Europa e dagli Stati Uniti attraverso un processo più lungo e costoso. Ieri, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha affermato che la riduzione delle forniture di gas dalla Russia ha finora prodotto “un danno limitato” e che la situazione verrà monitorata costantemente dal governo, soprattutto se la quota importata continuerà a decrescere in vista dell’autunno. Ad oggi, l’Italia ha raggiunto un tasso di riempimento negli impianti di stoccaggio di gas pari al 54% della capacità totale, in una situazione leggermente peggiore rispetto alla Francia, che può contare su scorte piene al 56% ma che da mercoledì non riceve più gas russo, come annunciato dall’operatore francese GRTgaz.

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I premier di Italia e Germania e il presidente francese in viaggio verso Kiev. Da sinistra: Draghi, Macron e Scholz a bordo del treno che li ha condotti in Ucraina.

Alla motivazione ufficiale dei tagli – relativa a lavori di riparazione a carico dell’azienda tedesca Siemens – se ne aggiungono diverse non confermate ma coerenti con il ragionamento logico. Innanzitutto, va sottolineata l’ipotesi punitiva e contro-sanzionatoria nei confronti dell’Unione europea e in particolare di Italia, Germania e Francia, i cui leader sono arrivati proprio ieri a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelensky. Lo stesso presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha dichiarato: «I motivi per i tagli di forniture di gas russo ci viene detto che sono tecnici: pezzi di ricambio che non arrivano causa sanzioni. Noi riteniamo che queste siano bugie e che ci sia un uso politico del gas come c’è l’uso politico del grano». All’ipotesi geopolitica, si aggiunge poi quella speculativa, dal momento in cui un’improvvisa riduzione dell’offerta genera panico sul mercato e un conseguente aumento dei prezzi, arrivando a stipulare contratti futures – che sanciscono l’impegno a un acquisto differito a un prezzo prefissato – più vantaggiosi per i produttori e meno per i consumatori.

[Di Salvatore Toscano]