- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

A Roma brucia la discarica di Malagrotta, rischio diossina e inquinamento nei cibi

Mercoledì scorso un grave incendio ha interessato l’impianto romano per il trattamento dei rifiuti di Malagrotta. Densa e maleodorante la nube di fumo che si è levata a seguito del rogo, le autorità hanno così presto disposto la chiusura degli asili nido limitrofi, restrizioni ai consumi e sconsigliato le attività ludiche e sportive all’aria aperta. «Un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili», lo ha definito Gianluca Lanzi, presidente del municipio Roma XI. Per ora, i vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme, ma il rischio di contaminazione atmosferica da diossina è praticamente certo. Senza contare le ripercussioni su un già fragilissimo sistema di gestione dei rifiuti. Per la Capitale, si prospetta così una nuova emergenza, «grave», a detta dello stesso sindaco della città Roberto Gualtieri.

Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio ha interessato inizialmente la vasca di stoccaggio del combustibile solido di uno dei due Tmb, per poi propagarsi a due capannoni contenenti carta, plastica e un impianto di compostaggio. Al momento la situazione appare sotto controllo, sebbene per spegnere completamente il rogo, a causa della presenza di materiali infiammabili, ci vorranno almeno un altro paio di giorni. Le proporzioni dell’incendio sono state infatti notevoli, tant’è che si è rivelato necessario il supporto di squadre di vigili del fuoco provenienti da altre regioni. Comunque, il rilascio di emissioni inquinanti è stato inevitabile. I residenti nei dintorni dell’impianto, già esasperati dalla presenza stessa di quest’ultimo, si trovano quindi di fronte a un rinnovato allarme. Il Campidoglio, nel frattempo, ha imposto [1] in ‘via precauzionale’ la chiusura, per 48 ore, delle scuole situate in un raggio di 6 chilometri, nonché il divieto di consumo di prodotti agricoli coltivati nell’area. L’odore acre, ad ogni modo, è stato percepito in ogni parte della città. I primi dati sulla qualità dell’aria, registrati il giorno stesso dell’incendio dalle stazioni a questo limitrofe, non hanno evidenziato un incremento delle concentrazioni di inquinanti rispetto ai giorni precedenti. Tuttavia, per dei dati affidabili bisognerà aspettare ancora. In una prima fase, ogni rogo tende infatti a generare una forte spinta degli inquinanti verso l’alto, pertanto, solo i monitoraggi dei giorni successivi potranno dare informazioni realmente utili. La preoccupazione in termini di salute pubblica resta quindi alta.

Parallelamente, tornano vivide le preoccupazioni in termini di emergenza rifiuti. L’incendio, le cui cause sono in via di accertamento, ha messo fuori uso il più grande impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Roma, in grado di trattare 900 tonnellate al giorno di indifferenziata. L’altro è salvo ma, per ovvie ragioni, le attività di entrambi sono state sospese. Ora la Capitale, che genera circa 2500 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, dispone quindi di un solo Tmb, quello più piccolo di Rocca Cencia, che di tonnellate giornaliere ne può trattare appena 500. Da quando è divampato il rogo, così, sono già oltre 8000 le tonnellate di rifiuti ferme. Al riguardo, gli ultimi aggiornamenti rendono noto che a tentare di salvare in parte Roma sarà la Rida Ambiente con il Tmb di Aprilia. Si stanno valutando poi aree di stoccaggio temporanee per togliere quantomeno i rifiuti dalla strada. «A Roma serve una moderna rete, adeguata e analoga a quella delle altre città europee – ha ribadito [2] con l’occasione Gualtieri – quanto accaduto non ci fermerà e anzi rafforza la nostra determinazione di dotare Roma degli impianti di cui ha bisogno tra cui due biodigestori anaerobici, un termovalorizzatore di nuova generazione e altri impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti, all’insegna della sostenibilità, della legalità e della trasparenza».

[di Simone Valeri]