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Gli italiani sono meno stupidi di quanto pensavano Conte e Salvini

Sembra trascorsa un’era geologica, ma sono solo quattro anni. Il 4 marzo 2018 il Movimento 5 Stelle prendeva 32,7% dei voti e la Lega il 17,4%. Insieme i due partiti avevano ottenuto la fiducia di un italiano su due, grazie a programmi molto diversi e a tratti inconciliabili, ma uniti da alcuni punti fermi, innanzitutto il rifiuto dei diktat europei e delle politiche di austerità. Non gli è servita che mezza legislatura per trasformarsi da partiti contro le élite europee a stampelle del governo guidato dall’ex banchiere centrale di Bruxelles e i cittadini italiani ne hanno giudicato la metamorfosi dando il loro responso: la Lega arretra in tutto il Paese, mentre i 5 Stelle sono un movimento clinicamente morto.

Il dato a livello nazionale dimostra il tracollo oltre ogni dubbio. Secondo i dati elaborati da You Trend nel totale dei Comuni con oltre 15mila abitanti la Lega prende il 6,7%, mentre il Movimento 5 Stelle è fermo a un imbarazzante 2,1%. Vero che il paragone tra amministrative e politiche può essere in parte fuorviante, considerando che nelle elezioni comunali vi sono spesso liste civiche di appoggio ai candidati sindaci che prendono voti ai partiti nazionali, ma il dato è talmente macroscopico da non poter essere ignorato: se nel 2018 Lega e Cinque Stelle avevano ottenuto complessivamente il voto del 50,1% degli italiani, oggi si fermano all’8,9%. Un’ecatombe elettorale.

I leader danno l’impressione di non aver compreso il motivo del voto. Salvini semplicemente non lo riconosce e si trincera dietro il solito elenco di dati apparentemente vittoriosi augurando «buon lavoro ai 21 nuovi Sindaci della Lega già operativi da oggi, che rinforzano una squadra di oltre 800 primi cittadini leghisti eletti in tutta Italia». Conte si limita ad ammettere che, in effetti, il risultato «non soddisfa», ma poi attacca con la solita litania secondo la quale alle amministrative il Movimento paga la scarsa ramificazione sul territorio.

A nessuno dei due passa per la testa l’ipotesi che, magari, i milioni di cittadini che gli hanno voltato le spalle abbiano avuto delle ragioni politiche per farlo. Il Movimento 5 Stelle quattro anni fa si presentò agli elettori promettendo di abolire la povertà e di sconfiggere la mafia. Ora si trova in un governo che si appresta a smantellare il reddito di cittadinanza in compagnia del partito fondato dal condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri. La Lega invece prometteva di abolire la legge Fornero e di abbassare le tasse a tutti e ora si trova al governo con chi la Fornero punta e reintrodurla e le tasse non ha alcuna intenzione di abbassarle. Tutte e due promettevano specialmente di ribellarsi senza compromessi alle imposizioni economiche di Bruxelles e ora appoggiano il governo guidato dall’ex capo della Banca Centrale Europea.

Il loro gioco nell’ultimo anno è parso quello di puntare a fare un’opposizione esclusivamente mediatica e in favore di telecamera, evidentemente convinti che l’immagine promossa sui social e nei talk show fosse sufficiente per continuare a godere dell’appoggio degli elettori a prescindere dai fatti concreti. Dimostrazione più evidente è stata l’imbarazzante opposizione dei due movimenti all’invio di armi all’Ucraina, dura a parole quanto inesistente in Parlamento, dove entrambi hanno votato senza fiatare ogni invio di aiuti militari che alimenta la guerra. Sarà forse vero, come dice un vecchio adagio, che gli italiani non sono meglio della classe politica che li rappresenta, ma di certo sono meno ingenui di quanto possano credere Conte e Salvini: l’ex avvocato del popolo e il sovranista di cartone, che oggi di mestiere fanno da stampelle per il governo della BCE.

[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]