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Gli USA ammettono di non sapere quasi nulla sull’esercito ucraino

L’Ucraina, invasa dalla Russia, continua a chiedere supporto e armi dai Paesi stranieri. Sebbene tutti i leader globali siano restii a intervenire direttamente nella faccenda, sono molti quelli che hanno provveduto a inoltrare in loco missili e mitragliatrici. Tra i principali supporter militari di Kiev spiccano gli Stati Uniti, i quali stanno cavalcando dalla distanza l’escalation bellica elargendo rifornimenti che per portata e gravità sono sempre più importanti. Al di là degli eventuali dubbi etici, il problema è che gli USA non solo non hanno progettato un sistema che gli permetta di vigilare sulla gestione dei propri razzi, ma, stando a un report del The New York Times [1], Washington sa in generale molto poco di quanto sta succedendo tra i ranghi ucraini.

La testata d’oltreoceano ha infatti intervistato numerosi funzionari ed ex membri dell’intelligence statunitense e quello che ne è emerso è che gli Stati Uniti non siano esattamente sul pezzo, per quanto riguarda la situazione sul campo. In particolare, non è chiaro quante siano le risorse di uomini a disposizione di Kiev, ma neppure come queste siano gestite ai fini del raggiungimento degli obiettivi presentati.

La situazione è stata ben riassunta il 10 maggio 2022 da Avril D. Haines, direttrice dell’Intelligence Community statunitense. Davanti al Senato, la professionista ha ammesso che sia «estremamente difficile» stabilire la mole di aiuti bellici che l’Ucraina sia in grado di assorbire perché «abbiamo probabilmente più consapevolezza del lato russo di quanta non ne abbiamo di quello ucraino»

Kiev sta infatti limitando la condivisione dei propri piani operativi, il canale di comunicazione con la Casa Bianca e con gli altri alleati è pieno di omissis, tuttavia risulta anche complesso ottenere questo genere di informazioni per vie traverse, ovvero attraverso lo spionaggio. Le potenze occidentali non hanno mai considerato l’Ucraina un obiettivo sensibile da dover sorvegliare sistematicamente e, anzi, gli americani si sono prodigati negli ultimi anni per ottimizzare i sistemi di controspionaggio di Kiev nel tentativo di contrastare le manovre del vicino russo. Il risultato è che ora le manovre segrete di Volodomyr Zelensky sono relativamente al sicuro dagli occhi del Cremlino, ma anche da quelli del Pentagono e dell’Unione Europea.

L’opinione degli ufficiali americani è che Kiev voglia presentarsi con un’immagine pubblica forte, sia agli occhi degli avversari che a quelli degli alleati, e che quindi sia tutto meno che intenzionata a offrire uno spaccato trasparente, il quale potrebbe rivelare dettagli scomodi tali da convincere gli USA a rivedere l’entità delle armi distribuite. La propaganda ucraina non mira a fornire un’immagine esatta della situazione, piuttosto vuole convincere il mondo che sia sensato investire sulle possibilità di vittoria della nazione invasa.

Non solo non ci sono certezze sul fatto che le armi inviate non finiranno presto per essere catturate da Mosca a causa di una malagestione delle truppe ucraine, ma l’Interpol da per certo che gli equipaggiamenti finiranno prima o poi in mano alla malavita [2] organizzata. Anche quando tutto fila liscio, denuncia sempre il The New York Times [3], l’esercito di Kiev fatica però a stare al passo con gli strumenti all’avanguardia inviati da Regno Unito e Stati Uniti, con il risultato che questi si dimostrano meno efficienti di quanto non dovrebbero effettivamente essere.

[di Walter Ferri]