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Marche: l’ennesimo allevamento di polli fermato dalla determinazione di un cittadino

L’ennesimo allevamento intensivo di polli che avrebbe dovuto essere costruito in provincia di Ancona è stato fermato grazie alla determinazione di un cittadino. Il suo nome è Andrea Tesei ed è riuscito a fermare l’opera a suon di ricorsi, giungendo fino al Consiglio di Stato. Il primo ricorso del cittadino marchigiano era stato respinto dal Tribunale amministrativo regionale (TAR) nonostante fosse stato riconosciuto come legittimo. Ma non si è dato per vinto e si è quindi appellato ai giudici della Consiglio di Stato che gli hanno dato ragione. Tesei vive in un’area talmente piena di strutture da essere stata ribattezzata “la valle dei polli”, caratterizzata dalla presenza di ben 133 allevamenti. Qui, nel febbraio 2020, la Società Agricola ponte Pio srl – appartenente alla Società Agricola Fileni – aveva ottenuto il PAUR (provvedimento autorizzato unico regionale, avviato per progetti da sottoporre a valutazione di impatto ambientale), per la costruzione di otto capannoni con una superficie complessiva di oltre 25mila metri quadrati e una volumetria di più di 90mila metri cubi. Un ennesimo allevamento intensivo di polli che avrebbe ospitato circa 2,5 milioni gli animali a 250 metri da casa di Andrea Tesei, il quale ha deciso di ribellarsi, impegnandosi per dimostrare l’impatto negativo del progetto della società agricola, a livello ambientale e urbanistico.

Un’industria da considerarsi senza ombra di dubbio nociva, come ha ora riconosciuto il Consiglio di Stato ribaltando la precedente sentenza del Tar. I giudici hanno altresì rigettato la richiesta di Fileni di ritenere il ricorso del cittadino infondato, visto che Andrea Tesei non solo risiede in prossimità dell’area che sarebbe stata trasformata dall’azienda con tutti “Gli effetti potenzialmente lesivi riconducibili alla sua realizzazione” ma l’uomo vive con la famiglia in una dimora storica che è “oggetto di vincolo culturale”.

Il progetto presentato dalla San Pio, parte della Fileni (terzo produttore avicolo in Italia) che si definisce leader [1] nella produzione di carni bianche biologiche, non andrà in porto grazie alla battaglia portata avanti dal cittadino. Un passo avanti per contrastare la scalata di Fileni, proprietaria dei principali allevamenti intensivi della “valle dei polli [2]” o comunque avente le quote delle società che gestiscono i restanti. La “valle dei polli di Fileni” sarebbe un titolo più appropriato per descrivere i 133 allevamenti presenti nella regione Marche, sesta in Italia per numero di capi e strutture. Il 64 percento della produzione si concentra nella provincia di Ancona proprio dove cittadini come Andrea Tesei e comitati si sono spesso ribellati [1] perché costretti a situazioni invivibili. Basti pensare anche solo all’odore spesso insopportabile, che ha fatto chiudere in casa alcuni residenti e mandato al pronto soccorso altri per infezioni agli occhi.

Un’attenzione quasi nulla per il benessere degli animali e delle persone, l’ovvio inquinamento e il deprezzamento degli immobili dell’area sono solo parte delle conseguenze di un territorio divenuto fulcro della produzione di polli, dove esiste una media di 5,3 polli per abitante (la media nazionale è poco più di un pollo a testa).

[di Francesca Naima]

INTEGRAZIONE del 15/06/22: In seguito alla pubblicazione del presente articolo il Gruppo Fileni ci ha inviato una replica che pubblichiamo di seguito per garantire al lettore completezza di informazione e in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948: “In merito alla sentenza del Consiglio di Stato intervenuta sul provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR) per l’allevamento avicolo convenzionale nel territorio di Monte Roberto, il Gruppo Fileni ribadisce la bontà del progetto che ha portato alla realizzazione del sito nel rispetto delle normative nazionali e regionali, come sempre accade per tutte le sue strutture. L’allevamento, che ha iniziato la sua attività da circa un anno, resta operativo. Questa ultima sentenza, che segue quella precedente del TAR Marche, entrambe in risposta a legittime osservazioni da parte di un cittadino ricorrente, ribadisce al di là di ogni possibile dubbio la validità del progetto dal punto di vista ambientale e paesaggistico. La stessa sentenza interviene invece su questioni di carattere urbanistico che secondo il Consiglio di Stato avrebbero dovuto richiedere una modifica preventiva al Piano Territoriale di Coordinamento, nonostante le approvazioni rilasciate, le verifiche richieste e i giudizi emessi sino ad ora avessero pienamente confermato la legittimità dell’impianto anche su questo aspetto.
La struttura di Monte Roberto offre sia sotto il profilo igienico-sanitario che paesaggistico le migliori condizioni possibili per l’allevamento, mentre le specie arboree ed arbustive messe a dimora nei pressi dell’impianto favoriscono la compensazione ambientale dell’attività avicola. L’impianto nato dalla riconversione di un allevamento intensivo di bovini rispecchia l’approccio circolare di Fileni, che punta a ridurre l’impatto delle attività sui territori e le comunità. Come per ogni nuova struttura, infatti, a fronte degli obblighi di legge l’azienda si è impegnata ulteriormente a mettere in campo le più avanzate tecnologie e le migliori tecniche volte a garantire il minor impatto possibile sul territorio e per la comunità, nonché il benessere animale”.

La versione completa della replica del Gruppo Fileni è consultabile a questo link [3].