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Lavorare un giorno in meno a salario pieno: nel Regno Unito parte l’esperimento

Nel Regno Unito è partito un esperimento storico: 3300 persone lavoreranno [1] un giorno in meno, mantenendo lo stesso salario. Si parla di dipendenti provenienti da settanta aziende britanniche di ogni tipo – da fornitori di servizi finanziari a un ristorante fish-and-chips – che, per sei mesi, proveranno a lavorare per quattro giorni a settimana.

La sperimentazione del nuovo modello lavorativo è stata organizzata dalla ONG 4 Day Week Global [2] assieme al think tank Autonomy e alle università di Cambridge, Oxford e Boston. Si tratta del cosiddetto modello 100:80:100, secondo il quale i lavoratori, continuando a percepire il 100% dello stipendio ma restando in servizio per l’80% delle ore, si impegneranno a mantenere il 100% della produttività. Ovviamente, durante l’esperimento, il team di ricercatori monitorerà costantemente i dipendenti al fine di valutare l’impatto dell’innovativo modello lavorativo sulla salute – sia fisica che mentale-, sulla qualità della vita, sulla soddisfazione professionale, sul consumo di energia e sulle differenze di genere. Saranno studiate e valutate anche le performance lavorative, per verificare se subiranno variazioni rispetto alla tradizionale settimana di lavoro comprendente cinque giorni.

Tutte le aziende coinvolte hanno deciso volontariamente di partecipare perché consapevoli dell’alta probabilità di successo del progetto. Nel 2015, infatti, un esperimento simile è stato effettuato in Islanda [3] e i risultati hanno mostrato come la settimana “corta” riduca in modo significativo il livello di stress nei dipendenti, senza però apportare cambiamenti negativi nella produttività. In generale, con la pandemia, milioni di dipendenti sono passati allo smart working riducendo tempi e costi, e chiedendo una maggiore flessibilità. Le richieste di ridurre la settimana lavorativa si sono così diffuse in molti paesi. Prossimamente, infatti, anche in Spagna e Scozia partiranno sperimentazioni analoghe.

[di Eugenia Greco]