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Caos al Parlamento europeo, rimandate tre leggi sul clima

Con lo stupore di molti, il Parlamento dell’Unione europea ha respinto la proposta di riforma del meccanismo Emission Trading Scheme (ETS [1]) per le emissioni di anidride carbonica (CO2). Di riflesso, sono stati bocciati anche altri due documenti relativi a tematiche simili: il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere e quello per un fondo sociale per il clima. L’Aula di Strasburgo, con 340 contrari, 265 favorevoli e 34 astenuti, ha quindi sonoramente rimandato al mittente [2] la legge che avrebbe imposto di pagare, sempre e comunque, per la produzione e il rilascio dei gas a effetto serra. La norma, difatti, avrebbe eliminato, a partire dal 2026 ed entro il 2030, le quote gratuite, nonché incluso anche le emissioni dal trasporto marittimo e dall’incenerimento dei rifiuti.

Il sistema ETS di scambio delle emissioni obbliga le industrie a richiedere un permesso (quote di carbonio) per ogni tonnellata di CO2 che emettono. In sostanza, un meccanismo secondo cui meno si inquina, meno si paga: le industrie devono infatti acquistare dette quote mediante la partecipazione a delle aste il cui prezzo di partenza segue le regole del mercato. Al principio alcune quote, per scoraggiare il trasferimento di alcune industrie in Paesi con norme ambientali più blande, sono state concesse gratuitamente. La riforma bocciata ieri a Strasburgo, firmata dall’esponente tedesco del Partito popolare europeo, Peter Liese, avrebbe previsto una riduzione progressiva di queste quote fino ad un loro completo azzeramento entro la fine del decennio. Con la bocciatura, tuttavia, potrebbero però venir rivisti anche altri paragrafi della legge recentemente introdotti, quali quelli relativi all’inclusione, nel sistema ETS, dei settori trasporto marittimo ed incenerimento dei rifiuti.

A ribaltare la proposta difesa dai Verdi è stato un emendamento congiunto redatto dai popolari e dai liberali, i quali hanno chiesto l’estensione al 2034 del sistema dei certificati gratuiti per l’industria. A sostenere la proposta di modifica anche i conservatori, i sovranisti di ID e perfino una parte dei socialisti. La riforma, ad ogni modo, non verrà definitivamente affossata: il Parlamento ha deciso di riportare i dossier all’esame della commissione Ambiente per trovare un nuovo equilibrio nel testo e andare avanti. Certo è che dell’ulteriore tempo prezioso verrà perso. L’Europa così, che della sostenibilità ne ha fatto un baluardo politico, non ne esce a testa alta.

[di Simone Valeri]