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Il business delle armi non si ferma: l’Italia le venderà anche alla Tanzania

Il Generale Venance Salvatori Mabeyo, capo della Tanzanian People’s Defence Force (l’esercito della Repubblica Unita di Tanzania), negli scorsi giorni si è recato in missione ufficiale a Roma, dove ha incontrato il generale Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. La visita, come comunicato [1] dallo stesso Segretariato Generale della Difesa tramite una nota, si è svolta in un clima “franco e cordiale” ed ha permesso al generale Portolano di “rafforzare i rapporti di amicizia e di cooperazione tra i due Paesi”, in maniera particolare per quanto concerne il settore del “procurement” – ovverosia dell’approvvigionamento – militare. Nello specifico, dopo che il Generale Mabeyo ha fornito un quadro della situazione relativa al “ruolo geopolitico che la Tanzania gioca nello scacchiere africano”, la discussione si è “incentrata sull’interesse della nazione dell’Africa orientale per il velivolo M-345, in sostituzione dei velivoli K-8, gli aeromobili C-27J e gli elicotteri AW139 e AW109“. Tutti i prodotti aeronautici appena citati appartengono a Leonardo SpA, un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze – che a quanto pare si appresta ad avere un importante cliente in Africa orientale.

La cooperazione militare però non finisce qui, dato che oltre ad aerei ed elicotteri la Tanzanian People’s Defence Force ha “rappresentato l’intenzione di realizzare un Centro Addestramento piloti ex novo” per la cui realizzazione è stato chiesto il “supporto dell’Italia in termini di programmi per l’addestramento dei piloti e per la formazione degli istruttori”. Inoltre, si legge ancora nella nota, “il Generale Portolano ha potuto confermare il ruolo di Segredifesa quale interfaccia di riferimento nell’ambito del ‘Sistema Difesa’ a supporto delle numerose partnership nel settore difesa già in essere e quelle in divenire come nel caso della Tanzania”.

Detto questo, non si può non sottolineare che i punti toccati nel corso del colloquio abbiano fatto seguito ad una recente significativa collaborazione fra l’Italia e la Tanzania in tema di difesa. Come reso noto tramite un comunicato [2] del Ministero degli Esteri, lo scorso 14 febbraio è “giunta nel paese africano la Nave Bergamini”. Si tratta di un’operazione realizzata nell’ambito della “Missione Atalanta”, la missione diplomatico-militare dell’Unione europea contro la pirateria marittima ed i traffici illeciti lungo le coste del Corno d’Africa. L’iniziativa ha “costituito anche un momento di grande visibilità per il nostro Paese in Tanzania”, si legge sul sito del Ministero, nel quale si precisa tra l’altro che “l’evento sarà suscettibile di positive ricadute nell’ambito della già buone relazioni bilaterali in materia di difesa”. Relazioni che, a quanto pare, adesso sono destinate ad essere incrementata.

[di Raffaele De Luca]