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Nel silenzio più assoluto il Parlamento ha raddoppiato le paghe degli amministratori locali

Le paghe degli amministratori locali aumenteranno notevolmente, arrivando in alcuni casi anche a raddoppiare: è ciò che è stato stabilito nel silenzio più assoluto dal Parlamento, tramite una disposizione contenuta all’intero della legge di Bilancio per il 2022. Ad essere particolarmente interessati dalla norma, sono i sindaci delle città capoluogo di regione, di provincia e quelli delle città metropolitane: il comma 583 dell’articolo 1 della legge [1], infatti, prevede che “l’indennità di funzione dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei comuni ubicati nelle regioni a statuto ordinario è parametrata al trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni” e che ciò viene fatto “in relazione alla popolazione risultante dall’ultimo censimento ufficiale”. Di conseguenza, mentre l’indennità dei sindaci metropolitani viene integralmente equiparata a quella dei presidenti di regione (13.800 euro lordi al mese), quella relativa ai sindaci dei comuni capoluogo di regione e capoluogo di provincia con oltre 100.000 abitanti è pari all’80%, con la percentuale che diminuisce gradualmente in base al numero di cittadini del comune. I sindaci metropolitani, dunque, passeranno dagli attuali 7.018 euro lordi al mese ai sopracitati 13.800 euro lordi, quelli dei comuni capoluogo di regione da 7.018 a 11.040 euro lordi ed i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con più di 100.000 abitanti passeranno da 5.205 ad 11.040 euro lordi. Tali cifre però non saranno percepite sin da subito, dato che l’incremento sarà applicato per il 45% nel 2022, per il 68% nel 2023 ed integralmente solo dal 2024.

Detto ciò, l’aumento non riguarderà solo i sindaci ma anche gli altri amministratori comunali. Le indennità relative ai vicesindaci, agli assessori ed ai presidenti di consiglio comunale, infatti, si accresceranno in proporzione a quella del rispettivo sindaco. Per quanto riguarda nello specifico il modo in cui avverrà tale adeguamento, la legge prevede che esso dovrà essere effettuato basandosi sulle percentuali “previste per le medesime finalità dal regolamento di cui al decreto [2] del Ministro dell’interno 4 aprile 2000, n. 119″, il quale determina le indennità di tali amministratori locali in proporzione a quelle dei sindaci prevedendo anche in tal caso il seguente principio: più grande è il numero di abitanti del comune, maggiore sarà la quota riconosciuta agli amministratori. Per quanto concerne, infine, le somme percepite dai consiglieri comunali, ad essi a quanto pare si applicherà direttamente la quota massima del 25% dell’indennità dei sindaci così come previsto dall’articolo 82 del Testo unico per gli enti locali [3] (Tuel), dato che nella legge di bilancio non vengono fornite indicazioni a riguardo. “In nessun caso l’ammontare percepito nell’ambito di un mese da un consigliere può superare l’importo pari ad un quarto dell’indennità massima prevista per il rispettivo sindaco o presidente”, si legge infatti all’interno del Tuel.

Venendo ai motivi di tali aumenti, bisogna innanzitutto sottolineare che essi non siano di certo immotivati, non solo perché indennità eccessivamente basse costituiscono un disincentivo alla partecipazione politica a tempo pieno, ma anche poiché la condizione dei sindaci è di gran lunga differente da quella dei politici nazionali. Ad esempio i parlamentari, a differenza dei sindaci, si possono avvalere dell’insindacabilità prevista dall’articolo 68 [4] della Costituzione. Se però ulteriori tutele in tal senso non potevano di certo essere garantite tramite un provvedimento contenuto all’interno della legge di bilancio, quantomeno la disparità economica (l’importo percepito dai parlamentari, se si tiene conto anche di diaria e rimborsi, supera i 15mila euro) poteva essere diminuita tramite la stessa. Per questo, dunque, tramite tale provvedimento si è deciso di assicurare un maggiore riconoscimento economico alle persone che ricoprono la carica di sindaco.

Tuttavia, non si può non notare che tali aumenti arrivino dopo anni di tagli e senza che vi sia stato un dibattito pubblico a riguardo. Un dato di fatto già di per sé ambiguo, la cui enigmaticità non può che divenire maggiore se si tiene conto di quanto sottolineato [5] da Open Polis. Quest’ultima, infatti, fa notare come la misura arrivi proprio quando si avvicina la fine della legislatura ed il conseguente taglio dei parlamentari, la cui presenza all’interno delle aule della Camera e del Senato sarà infatti notevolmente ridotta [6] dalla prossima legislatura. A quanto pare, però, grazie agli aumenti delle indennità sopracitati molti onorevoli avranno la possibilità di riciclarsi, ovverosia di continuare a vivere di politica spostandosi proprio nelle amministrazioni locali.

[di Raffaele De Luca]