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L’Unione Europea ha deciso di sanzionare anche l’ambiente bruciando più carbone

Bruxelles ha dato [1] il via libera all’Unione europea per bruciare più carbone nel prossimo decennio con l’obiettivo di porre fine all’uso di gas e petrolio russi. Si tratta di una misura in clamorosa controtendenza con i piani europei sulla transizione ecologica e che stona [2] all’interno del RePowerEu, una serie di obiettivi che dovrebbero proiettare definitivamente i paesi membri verso la svolta sostenibile. Nonostante il carbone sia il combustibile a più alta intensità di carbonio, la Commissione europea ha affermato che l’Unione utilizzerà il 5% in più di quanto previsto in precedenza nei prossimi 5-10 anni.

Il RePowerEu, presentato di recente dalla Commissione europea e incentrato sul doppio obiettivo di rompere i legami con l’energia russa e salvare il clima, inizia a essere accompagnato da non pochi coni d’ombra. «Non abbiamo scelta», ha commentato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, in risposta alla domanda sulla (in)compatibilità tra il nuovo piano e il Green Deal europeo, che mira entro il 2050 a decarbonizzare l’economia. Al maggiore utilizzo del carbone, si aggiungono poi i dubbi relativi a uno dei tre pilastri su cui si realizzerà il RePowerEu: la ricerca di nuovi fornitori di energia fossile, in netto contrasto con gli obiettivi della politica ambientale sostenuti dagli altri due cardini del piano, ovvero efficienza energetica e finanziamenti alle fonti rinnovabili.

L’obiettivo a medio-lungo termine di interrompere i legami con l’energia proveniente da Mosca avrà, dunque, un impatto non trascurabile sull’ambiente e sull’Agenda 2030. La Commissione europea ha proposto la vendita di permessi per emissioni aggiuntive di carbone per un totale di 20 miliardi di euro, che consentirebbero il rilascio di circa 250 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera. L’idea di ricorrere al sistema di scambio di quote di emissioni (EUA), collaudato durante il Protocollo di Kyoto del 1997, ha scatenato la reazione delle associazioni ambientaliste. «Finanziare parte del piano vendendo permessi di inquinamento non solo è incoerente, ma non farà altro che prolungare la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e mettere a rischio gli obiettivi climatici», ha dichiarato Ester Asin, direttrice dell’ufficio politico europeo del WWF.

[Di Salvatore Toscano]