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Starlink e la nuova guerra ibrida del capitalismo tecnologico

La componente tecnologica è diventata ormai essenziale in qualunque conflitto militare, in quanto la guerra convenzionale non è più sufficiente a prevalere sull’avversario ed è stata, dunque, sostituita dalla cosiddetta “guerra ibrida” che include attacchi cibernetici e l’uso di tecnologie satellitari. Per questo motivo, sin dagli inizi di marzo, il governo di Kiev si è rivolto a otto aziende ipertecnologiche internazionali per chiedere sostegno satellitare contro l’esercito russo. Tra queste appare anche la Starlink del magnate americano Elon Musk che ha inviato [1] in Ucraina migliaia di kit satellitari per la connessione a Internet con la scritta, sulle scatole, “Ci uniamo per la vittoria”: l’azienda del CEO di Tesla e Space X assicura un’ottima connessione di banda e consente, dunque, di guidare i droni di Kiev contro gli obiettivi russi [2].

Ciò spiega anche l’inaspettata resistenza dell’esercito ucraino che senza il supporto tecnologico e militare dei Paesi NATO sarebbe riuscito a colpire ben poche postazioni avversarie. Infatti, attraverso il supporto satellitare ha potuto ottenere immagini in tempo reale – con uno scarto di poche decine di minuti – oltreché l’analisi e la condivisione immediata dei dati attraverso il sistema cloud.

Non si è fatta attendere, dunque, la risposta di Mosca che, attraverso i suoi informatici, già alla fine di febbraio ha attaccato la rete satellitare KA-SAT di Viasat, mettendo fuori uso la rete Internet usata dall’esercito ucraino, con l’obiettivo di interrompere le linee di comunicazione. L’attacco russo ha avuto ripercussioni pesanti, in quanto non è stato semplice ripristinare i modem e i problemi di connessione Internet hanno coinvolto anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Estonia e Unione Europea. Successivamente, anche i modem di Starlink sono stati colpiti, ma hanno resistito. Tuttavia, Musk non ha nascosto una certa apprensione, dichiarando su Twitter che “Finora Starlink ha resistito ai tentativi di disturbo e hacking della guerra informatica russa, ma i russi stanno aumentando i loro sforzi”.

Da tutto questo emerge ancora una volta come gli USA e i Paesi NATO abbiano preso indirettamente parte al conflitto, diventando così di fatto cobelligeranti e amplificando enormemente il rischio di estensione delle ostilità. In base alla testimonianza del comandante della trentaseiesima brigata dei marines delle forze armate ucraine – catturato dai russi – risulta, infatti, che le attrezzature Starlink per la connessione satellitare a Internet siano state consegnate con elicotteri militari a Mariupol sotto il coordinamento del Pentagono. Lo ha affermato [3] su Telegram il direttore dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, Dmitry Rogozin, il quale si è anche rivolto direttamente a Musk: Secondo le nostre informazioni, la consegna e il trasferimento alle Forze armate dell’Ucraina dei terminali Internet per la ricezione e la trasmissione da Starlink è stata effettuata dal Pentagono. Elon Musk è quindi coinvolto nella fornitura di comunicazioni militari alle forze fasciste in Ucraina. E per questo dovrai rispondere in modo adulto, Elon, non importa quanto farai lo stupido”. Poco prima, Musk, sempre su Twitter, aveva scritto: “Se muoio in circostanze strane, è stato un piacere conoscervi”.

Quello russo-ucraino si può considerare il primo conflitto in cui i satelliti hanno svolto e svolgono un ruolo centrale, non solo nel fornire le coordinate e i dati per colpire basi militari o mezzi corazzati, ma anche per alterare le immagini elaborate dai satelliti e smentire così il racconto dei fatti dei russi prima ancora che tali fatti avvengano, proiettandoci in un mondo virtuale in cui la “post-verità” la fa da padrona. La tecnologia ha, dunque, ridefinito il modo di fare la guerra sul campo, ma ha anche potenziato le possibilità della guerra di propaganda e dell’informazione, presenti da sempre in ogni conflitto. La capacità attraverso i satelliti di manipolare le immagini, spiare il nemico e anticiparne le mosse mostra ancora una volta come la tecnologia sia il migliore strumento di controllo e manipolazione della realtà. E in questo scenario, le società ipertecnologiche guidate dai privati come quella di Musk si apprestano a svolgere un ruolo di primo piano. Quello tecnologico, infatti, è già diventato un ambito determinante per il primato militare e geostrategico, nonché, dunque, il vero strumento egemonico contemporaneo. E, non a caso, è l’ambito prediletto dagli esponenti del liberal-capitalismo occidentale, il quale ha investito e continua a investire milioni di dollari in questo settore con lo scopo di riformare il paradigma bellico. Tuttavia, potenze come Russia e Cina non sono state a guardare e hanno anch’esse incrementato la ricerca e sviluppo in questo campo, affermando così compiutamente l’epoca della guerra ibrida combattuta non più solo sul campo a colpi di artiglieria, ma anche attraverso i satelliti e nello spazio cibernetico a colpi di attacchi informatici.

[di Giorgia Audiello]