- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

La maggioranza dei parlamentari è contro le armi a Kiev, ma solo a parole

La maggioranza dei parlamentari fa capo a gruppi che hanno espresso con una retorica inequivocabile la contrarietà all’invio di armi a Kiev. Si tratta dei gruppi di Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, che contano rispettivamente un totale di 368 parlamentari alla Camera [1], su un totale di 630, e 186 (su 321) in Senato [2]. A questi va poi aggiunta quella parte del Gruppo Misto afferente ad Alternativa e a Potere al Popolo che hanno espresso pareri simili. Il totale, solo tra FI, M5S e Lega ammonta a 554 parlamentari, quasi il 60% del totale. Eppure, quando richiesta, è sempre stata concessa la fiducia alle mozioni del Governo, compreso riguardo la questione dell’invio di armi in Ucraina.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il rischio della crisi di Governo: è infatti un’anomalia tutta italiana quella per la quale un voto di sfiducia comporti automaticamente la caduta dell’intero esecutivo. Tuttavia non si spiega altrimenti il comportamento contraddittorio dei principali partiti riguardo le questioni di fiducia poste dal Governo, tra le quali anche l’invio di armi in Ucraina.

Matteo Salvini [3] ieri ha dichiarato con fermezza di aver «ribadito al presidente Draghi che io di mio, con le mie responsabilità, sto percorrendo tutti i canali e i rapporti che ho coltivato negli anni per arrivare a uno stop alle armi». Tuttavia, alla domanda diretta «Chiederete il voto sulle armi?» il leader della Lega risponde che «No, non mi sembra che arrivino delle comunicazioni, non mi sembra che siano previsti voti», per poi aggiungere «Non c’è niente da votare, io non commento le ipotesi».

Stessa solfa per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle [4], il cui presidente Giuseppe Conte ha accuratamente evitato di esprimere posizioni nette riguardo l’invio di armi in Ucraina. Il documento redatto al termine dell’ultima riunione dei vertici del Movimento riporta infatti come si ritenga “assolutamente opportuno che l’Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico”. L’invio delle armi appare quindi implicitamente considerato legittimo: di certo non figura qui condanna esplicita da parte del Movimento.

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi [5] non è stato da meno: durante il comizio tenutosi lunedì sera ha espresso posizioni apparentemente molto nette contro l’invio di armi, sottolineando come questo implichi la nostra automatica presenza in un contesto di guerra. «Siamo in guerra anche noi perché gli mandiamo le armi, adesso dopo le armi leggere mi hanno detto che gli mandiamo carri armati e cannoni pesanti, lasciamo perdere. Cosa significa tutto questo? Che avremmo dei forti ritorni dalle sanzioni sulla nostra economia e ci saranno danni ancora più gravi in Africa e allora è possibile che si formino delle ondate di profughi e questo è un pericolo derivante dalla guerra in Ucraina». La preoccupazione espressa sembra quindi forte: peccato che nemmeno Forza Italia si sia pronunciata riguardo il voto parlamentare.

A dissipare qualsiasi dubbio vi è la nota del Copasir, che considera l’invio di armi in Ucraina “in linea con le indicazioni e gli indirizzi dettati dal Parlamento“, riferendo riguardo al terzo decreto (secretato) sull’invio di materiale bellico. Tutto il resto, quindi, è solo politica.

[di Valeria Casolaro]